Il mercato riapre ma non è finita


(Numero 10 – Bimestre nov-dic 2016 – Pagina 1)

Barriere anti piccioni assenti e divisori nei bagni non in regola. Per questi motivi, la Asl 1 è stata costretta a chiudere il Nuovo mercato Esquilino di via Principe Amedeo. L’avvertimento all’indirizzo dell’Associazione dei commercianti da parte dell’autorità sanitaria era già partito ad agosto. I lavori di adeguamento però sono iniziati solo a ottobre, una volta scaduti i termini imposti. Alla base del ritardo c’è l’annoso contenzioso fra gli esercenti e l’amministrazione comunale. Le opere infatti secondo i commercianti dovevano essere a carico del Comune, dal momento che è proprietario della struttura, ma il dipartimento Lavori Pubblici non ha mai aperto il cantiere, pur avendo indetto la gara di assegnazione.
Per non perdere clienti e guadagno, l’Associazione ha quindi effettuato questi primi adeguamenti. Ma la partita del Nuovo mercato resta del tutto aperta. La Asl, per revocare l’ordinanza di chiusura, ha preteso anche un impegno da parte del dipartimento al Commercio che entro 180 giorni dovrà trovare una soluzione per lo stoccaggio delle merci e lo scarico esterno. Nel progetto originario, che risale a 20 anni fa, gli spazi deputati c’erano ed erano previsti nei sotterranei ma per motivi vari – fra cui il rilevamento di reperti archeologici – i lavori non sono mai stati compiuti.
Ci sono però altri motivi per mantenere i riflettori accesi sull’area. Non solo perché la direttiva Bolkestein in merito al commercio su suolo pubblico riguarda anche il mercato coperto. Ma anche perché chi frequenta i banchi sa come pulizia e sicurezza lascino oggi molto a desiderare.
Per trasformare il mercato in un esempio moderno ed europeo, così come è già quello di Testaccio, con piccoli ristoranti dove mangiare i prodotti freschi, serve rimboccarsi le maniche. Oggi lo spazio rappresenta una delle tante caselle da riempire nell’intricato rebus dell’Esquilino. Ma come si usa dire, dalla minaccia nasce l’opportunità. Troppo spesso le amministrazioni capitoline di ogni colore hanno seguito una volta la scia degli slogan, un’altra la stretta via della burocrazia per affrontare i problemi.Non lasciamo che la speranza dei residenti di avere finalmente un luogo degno della Capitale cada nel dimenticatoio. Almeno fino al prossimo ultimatum fissato dalla Asl in primavera.

M. Elisabetta Gramolini