Accadde in via Gioberti

Un lettore ci racconta la storia di un giovane martire della Resistenza romana
(Numero 9 – Bimestre nov-dic 2016 – Pagina 13)

Oltre settant’anni fa, durante la guerra, nel nostro rione accaddero fatti tragici che è bene ricordare, per avere la consapevolezza di quanto sia costata la difesa di quei valori a cui oggi siamo legati. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, condotto tra approssimazioni e leggerezze nelle trattative con gli Alleati e reso noto in modo quanto mai ambiguo, i vertici militari e politici si dimostrarono del tutto incapaci di affrontare la prevedibile reazione dei tedeschi, non più nostri alleati. Ad aggravare la situazione vi fu la vergognosa fuga del Re, del Capo del Governo Badoglio e della quasi totalità dei ministri e dei comandi militari. Le truppe germaniche, pur inferiori numericamente, ebbero vita facile, anche grazie a stratagemmi poco onorevoli, nell’occupare la Capitale. Quella che fu poi definita la mancata difesa di Roma costò alla popolazione quasi nove mesi di feroce occupazione, nel corso della quale i nazifascisti si macchiarono di efferati episodi di violenza. All’indomani dell’armistizio, però, non tutti vissero passivamente gli eventi, ma anzi un’importante fetta della popolazione romana di ogni età e di ogni ceto sociale, si mise al fianco di quei soldati che, pur privi di direttive e senza ormai speranze di vittoria, decisero di opporsi ad ogni costo all’aggressione. Numerosi furono gli eroici episodi in varie zone della città e fra questi sono da ricordare gli scontri che si verificarono il 10 settembre alla stazione Termini e nei suoi pressi.
La storia di Carlo. In questo contesto si inserisce la vicenda di un ragazzino di quattordici anni non ancora compiuti, Carlo Del Papa che con la sua famiglia si era da poco trasferito a Roma da Napoli, soggetta a violenti bombardamenti. Il padre aveva pensato che nella Capitale, dichiarata unilateralmente da Badoglio “città aperta”, si potesse stare più tranquilli. Carlo, vissuto in un ambiente familiare dove non vi era mai stato interessamento alle vicende politiche, fu colpito dalle notizie degli scontri che stavano avvenendo. Decise così, all’insaputa dei genitori, di unirsi a chi stava lottando, rispondendo con un impeto di sdegno a quella che sembrò subito (e lo era) una sopraffazione. Uscito di casa, raggiunse un gruppo di soldati italiani in via Cavour per opporsi ai carri armati tedeschi. Vicino all’istituto Massimo (l’odierno Museo Nazionale Romano) un blindato nemico fu messo fuori combattimento, quindi correndo arrivò in via Gioberti per difendere una autoblinda italiana che sparava verso un palazzo in cui i tedeschi si erano asserragliati. Ma, al centro della via, insieme al soldato Agostino Minnucci, fu preso in pieno da una raffica seguita al lancio di una bomba. Qui morì senza nessun tipo di conforto tranne quello di un sacerdote che cercò di benedire i corpi ma fu bloccato dai soldati della Wehrmacht. Il padre di Carlo, Augusto, vagò per tre giorni alla ricerca del figlio finché non lo trovò tra i tanti morti all’obitorio del Verano. Se è vero che la Resistenza inizia con l’otto settembre, Carlo è uno dei primissimi martiri oltre ad essere uno dei più giovani. Quel ragazzino era il cugino di mio padre. I congiunti hanno sempre vissuto sommessamente questo dramma senza troppi “sbandieramenti”, rifiutando ogni tipo di riconoscimento postumo, senza però dimenticare mai (più di un Carlo Del Papa è nato in seguito).
L’appello. Se mi sono deciso a scrivere queste brevi note, rompendo un silenzio a cui la mia famiglia ha sempre tenuto fede, è per reazione alla superficialità con cui il suo ricordo e quello di tutte le altre vittime è stato custodito dalle istituzioni, basti pensare che il suo nome è stato erroneamente inserito tra le vittime del bombardamento di San Lorenzo del 19 luglio 1943, nella lapide che lo ricorda. Mantengo anche una flebile speranza che ci possa essere ancora qualcuno che vivendo nel nostro rione abbia assistito o abbia sentito parlare delle tragiche vicende che ho ricordato e possa raccontarle magari scrivendo alla redazione. Sarebbe molto importante avere qualche testimonianza per contribuire ad una seria ricostruzione degli eventi, che nel mio piccolo sto cercando di fare, assistito dal Centro Studi Giovani e Generazioni “Patrizia Leonardi”, impegnato, oltre che alla divulgazione di questi fatti storici nelle scuole, nell’iniziativa di far erigere un monumento agli adolescenti caduti nella disperata difesa di Roma, attraverso una raccolta di firme. Oggi più che mai, in tempi così disorientati e disorientanti, e a tanti anni di distanza, i cittadini che in qualche modo contribuirono a tenere in alto l’onore di una Nazione, devono essere ricordati alle nuove generazioni, proprio per dimostrare che – in un periodo privo di quei mezzi di comunicazione di cui oggi disponiamo e quindi senza alcuna altra informazione se non il passaparola – c’è stato chi, dando al termine partecipazione il suo più alto significato, ha dato la vita per riconquistare quei valori democratici di cui oggi godiamo.

Paolo Del Papa