Acquario Romano, la “Casa” del rione

Da struttura per l’itticultura a sede dell’Ordine degli architetti. La movimentata storia dell’edificio di piazza Fanti
(Numero 17 – Bimestre gen-feb 2018 – Pagina 8)

Se qualche decennio fa avessimo chiesto ad un abitante dell’Esquilino se conoscesse l’Acquario, sicuramente non avrebbe saputo rispondere. Eppure è un edificio particolare, di notevole mole e di architettura insolita, situato a pochi passi dalla Stazione Termini e dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. Fortunatamente, oggi, grazie alla riapertura al pubblico dell’edificio e del magnifico giardino, l’Acquario è rientrato nel panorama mentale di tutti gli abitanti dell’ Esquilino e più in generale dei romani.
Una struttura per l’itticoltura. L’edificio è frutto di una iniziativa dell’ittiologo Pietro Carganico. Venne costruito tra il 1885 e il 1887 dall’architetto Ettore Bernich come stabilimento di piscicoltura, di scuola di ittiogenia e acquario. La facciata esterna piuttosto severa, l’interno movimentato da 22 piccoli acquari ed affrescato con episodi di divinità classiche connessi con il mondo dell’acqua. Il pavimento a mosaico riprende l’impianto ellittico della sala e, al centro, il motivo del lucernario. Nei sotterranei, piccole vasche adibite all’allevamento. Nel giardino vi era anche un laghetto con due piccoli ponti, a sottolineare il legame con l’acqua dell’intero complesso.
L’abbandono. A pochi anni dalla trionfale inaugurazione, l’attività della piscicoltura è già abbandonata, non c’è più un’organizzazione tecnica competente; il grande salone viene utilizzato in vari modi: sala per feste in maschera, per gare di pattinaggio, per mostre agricole, ma anche come teatro per operette, circhi equestri, manifestazioni ginniche, e varie esposizioni. Insomma, un luogo di incontro del Nuovo Quartiere Esquilino, che stava sorgendo. Nel 1891, essendo venuto meno il fine per il quale la proprietà era stata concessa, il Comune acquisisce l’intero complesso. Da quell’anno si susseguono varie proposte di riuso: da bagno pubblico a museo zoologico dell’Università, oppure restituirlo alla sua funzione originale. Alle soglie dell’ultima guerra viene destinato a deposito di materiale di scena del Teatro dell’Opera e resterà tale fino al 1977, quando parte il progetto per la sua riqualificazione.
La Casa dell’Architettura. Fino ai primi del 2000 l’edificio era poco conosciuto e in stato di abbandono. Era gestito dalla Sovrintendenza Capitolina che lo usava come ufficio per due soli impiegati che generalmente lo tenevano chiuso, così come il giardino. La piazza era abbandonata e lasciata allo spaccio. Il complesso era stato ristrutturato dal Comune, ma non aveva una idonea destinazione.
La giunta Veltroni inserisce l’Aquario Romano come Casa dell’Architettura nel quadro della sua politica culturale che, in quel periodo, dava vita alla realizzazione della Casa del Cinema, del Jazz e dei Teatri. Il Comune stipula con l’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia una convenzione con la quale concede l’uso dell’edificio per farne la sede dell’Ordine e la Casa dell’Architettura.
La società di servizio. Già in sede di convenzione tra Comune e Ordine era prevista la costituzione di una struttura di servizio cui affidare la gestione dell’immobile e l’organizzazione delle attività culturali: e così nasce l’Acquario Romano Srl, ci racconta Marco Alcaro, responsabile economico della Società Acquario Romano, che abbiamo incontrato per parlare della situazione attuale del complesso.
La società si occupa della programmazione delle attività e degli eventi, della loro gestione, nonché della manutenzione dell’edificio e del giardino. A cura dell’Ordine, senza spese per il Comune, il giardino è stato riqualificato con potature e con abbattimento di alberi pericolanti, è tenuto aperto agli abitanti del rione ed ha un servizio di vigilanza. Manutenzione e vigilanza costano circa settantamila euro l’anno. Le parti archeologiche del giardino sono curate da Zètema.
Una “Casa” per il rione. Nell’edificio si tengono sia le iniziative culturali dell’ordine degli architetti sia le iniziative istituzionali del Comune. Il Comitato Tecnico Scientifico della Casa dell’ Architettura privilegia le attività concordate con le associazioni presenti sul territorio e che coinvolgano attivamente gli abitanti del rione.
Molti eventi infatti, hanno riguardato l’Esquilino: la presentazione dei progetti per la riqualificazione di via Giolitti, quella delle architetture di Geometria Interculturale viste dall’Esquilino, le Feste delle Lanterne per il Capodanno Cinese (è dai giardini dell’Acquario che parte la Danza del Drago e del Leone che poi si snoda per le vie del rione), le Feste della Primavera con la Comunità di Sant’Egidio. E ancora, è qui che si sono tenute le presentazioni dei lavori di riqualificazione e del piano di gestione del giardino di piazza Vittorio, a cura del Comitato Piazza Vittorio Partecipata. Queste iniziative hanno creato un forte legame tra la popolazione e “la Casa”.
A luglio di quest’anno scade la convenzione con il Comune stipulata nel 2003 e si è in attesa di trattarne il rinnovo con il sindaco. Sarebbe una grave perdita se la convenzione non venisse rinnovata, poiché il complesso è una grande risorsa culturale e di aggregazione per il rione.

Paola Romagna