Brutti, sporchi e cattivi. Ma sarà vero?

Gli abitanti dello stabile occupato di Via Santa Croce invadono il quartiere, per dare una mano a mantenerlo pulito
(Numero 4 – Bimestre nov-dic 2015 – Pagina 10)

Tutto iniziò la scorsa primavera, con il verificarsi di diversi episodi di vandalismo sulle auto parcheggiate e con una raccolta di firme avviata da alcuni residenti di Via Santa Croce in Gerusalemme che denunciava l’aumento di furti nella zona. Qualcuno associò il degrado alla presenza di Action nello stabile ex Inpdap e fu a quel punto che gli occupanti decisero di attivarsi per dimostrare il contrario. Loro che si sentivano del quartiere non meno degli altri residenti, che il quartiere lo vivevano, che accompagnavano i propri figli alla Di Donato, alla Guicciardini, al campo estivo organizzato assieme alla parrocchia di Santa Croce, che magari avevano trovato anch’essi l’auto con le ruote bucate senza motivo.
Certo, la loro condizione nasce da un peccato originale, un’occupazione abusiva. Un’azione che va al di là della legge sicuramente da condannare anche in presenza delle sempre ribadite giustificazioni: l’emergenza casa, lo Stato incapace a porvi rimedio, la destinazione di un bene pubblico al profitto, la restituzione del bene alla sua originaria finalità pubblica. Ma ciò non poteva giustificare in alcun modo pregiudizi nei loro confronti da parte di chi aveva una conoscenza solo superficiale della loro realtà.

La reazione. Cosa fare per dimostrare ai vicini di casa che non erano poi così “brutti, sporchi e cattivi” come venivano rappresentati? Si son guardati intorno – ci ha raccontato Maurita di Action – ed hanno visto le condizioni delle nostre strade, dove la pulizia e la raccolta dei rifiuti erano molto in sofferenza, aggravate anche dal blocco degli appalti legato allo scandalo di mafia capitale. Si sono allora rimboccati le maniche e sono scesi in strada a pulire, prima a Luglio, poi di nuovo lo scorso 26 Settembre, tra l’altro in concomitanza con un’altra iniziativa analoga organizzata su Via Merulana dal Retake Esquilino. Oltre un centinaio di persone, divisi in una decina di squadre con maglietta bianca e cappellino rosso, hanno bonificato non solo Via Santa Croce, ma anche le vie circostanti. E i risultati erano ben visibili.

Un immobile svenduto dallo Stato. Quella di Via Santa Croce è una delle realtà più grandi tra le occupazioni romane, un palazzo di otto piani, più altri due interrati, per un totale di quasi 17.000 metri quadrati. Quartier generale dall’Inpdap fino a poco tempo fa. Nel 2004 era stato ceduto, assieme ad altri 400 immobili pubblici dal Ministero delle Finanze al FIP (Fondo Immobili Pubblici). Un’operazione voluta dall’allora ministro Giulio Tremonti che, a fronte dei 3,3 miliardi incassati per la vendita, ha impegnato l’Agenzia del Demanio al pagamento di quasi 5 miliardi di affitto nei 18 anni successivi, concedendo agli acquirenti anche generosi benefici come l’esenzione da ICI e IMU e da qualsiasi tipo di manutenzione. Un’operazione di cui ha beneficiato in primis la Banca Finnat di Gianpietro Nattino (proprio di recente indagato anche per riciclaggio dal Vaticano), che è titolare della gestione del fondo. In questo contesto ha trovato facile giustificazione l’occupazione dello stabile da parte di Action, ad Ottobre 2013, inizialmente con il solo scopo di dare casa a chi una casa non era in grado di permettersela. Poi, dopo pochi mesi, anche con finalità di promozione sociale, con la nascita di Spin Time e con l’apertura dell’Ufficio di Tutela Sociale.

Oltre 300 residenti. Sono 123 i nuclei familiari che risiedono nel palazzo, in gran parte di origine straniera, per un totale di oltre 300 persone. Lo stabile era destinato ad uffici e quindi l’utilizzo come abitazione ha comportato alcune limitazioni. Non si tratta infatti di appartamenti, ciascun nucleo risiede in una o più stanze e l’utilizzo dei servizi è comune. I bagni, così come l’impianto elettrico, sono stati completamente ricostruiti visto che quelli di un tempo erano stati smantellati e divelti al momento dell’abbandono dello stabile. Nelle cucine il gas è stato portato con delle bombole. Ci sono turni di pulizia giornalieri per le aree comuni. I residenti si incontrano ogni settimana in assemblea per condividere ed affrontare eventuali problemi. C’è una cassa comune. C’è una condivisione dei mestieri tra gli abitanti. Ci si aiuta reciprocamente. Insomma, la vita comunitaria è certamente migliore rispetto a quella di un qualsiasi grande condominio della zona, dove spesso ci si incontra per le scale e non ci si saluta nemmeno.

Non solo abitare. Il piano terra ed i piani interrati ospitano invece Spin Time Labs (Cantiere di Rigenerazione Urbana). Una realtà nata sempre da Action con la finalità di aprirsi all’esterno e che ha in programma di farlo anche fisicamente, ad esempio ripristinando il vecchio ingresso principale dell’edificio su Via Santa Croce. Lo scopo era anche quello di offrire spazi a gruppi, comitati ed associazioni, ed è così che sono nate le tante collaborazioni. Con l’ICBIE, scuola popolare, per i corsi di italiano, inglese, informatica e i corsi di sostegno allo studio per ragazzi. Con Medici Senza Camice, per il laboratorio sulla cura di sé e la terapia comunitaria. Il laboratorio di falegnameria, il supporto al teatro indipendente, la costumeria popolare e le tante iniziative come il cinema, i concerti, le presentazioni di libri ed altro. Inoltre, da qualche mese è attivo anche un Ufficio di Tutela Sociale, che ogni mercoledì offre servizi non solo sul diritto alla casa, ma sui diritti di cittadinanza, cultura dell’accoglienza, questioni di lavoro e welfare.

Riccardo Iacobucci