Colle Oppio: una terrazza unica dimenticata

La storia e gli antichi fasti rendono ancora più stridente l’abbandono e il degrado del parco
(Numero 15 – Bimestre nov-dic 2017 – Pagina 3)

Con un’estensione di 11 ettari, incastonati tra i rioni Monti, Esquilino e Celio, il Colle Oppio – con il Cispio e il Fagutale – è una delle tre alture che formano il Colle Esquilino. L’area dell’attuale parco, ricco di pini, lecci, cipressi, oleandri, aiuole di mirto ed alloro, che degrada verso la valle del Colosseo con una vista mozzafiato, nella Roma imperiale era sede di fastose opere architettoniche. Vi si trovano infatti i resti della Domus Aurea, delle Terme di Tito e parte delle Terme di Traiano. Dopo il 1871, con Roma Capitale, una parte dell’area del Colle venne destinata a giardini pubblici ed inserita in un progetto di tutela dei beni archeologici. Infine, nella Roma mussoliniana, le pendici del Colle Oppio assunsero il loro assetto attuale con il settore superiore del Colle che venne valorizzato e trasformato in un vero e proprio parco archeologico.
La situazione dei giardini romani. Un passato glorioso, dunque, per un luogo unico, una terrazza che si affaccia sulla grandiosità dell’antica Roma. Purtroppo, il presente di questo parco è analogo a quello di tante aree verdi della Capitale, che sembrano condannate inesorabilmente all’abbandono e al degrado. Il problema è noto: la situazione si è venuta a creare dopo il blocco degli appalti ad alcune cooperative coinvolte nell’inchiesta di mafia capitale. Così la gestione del verde è ricaduta tutta sul Servizio Giardini del Comune di Roma che al momento conta appena 170 addetti, un giardiniere ogni 30 ettari. L’assessora alla Sostenibilità Ambientale del Comune di Roma, Pinuccia Montanari, ha recentemente dichiarato che a breve “verranno assunti 30 nuovi giardinieri per fare in modo che Roma possa ricominciare a prendersi cura del suo verde”. Una cura assai poco energica, ci sembra, per un malato grave: il verde di Roma.

Una riqualificazione effimera. Negli ultimi tempi si sono succeduti nel parco interventi di pulizia e manutenzione, apprezzabili ma ovviamente non risolutivi, da parte di Legambiente Lazio e altre associazioni di volontariato, della stessa AMA e della Caritas di Via delle Sette Sale. “Il problema è il degrado portato dai bivacchi e dagli accampamenti di chi nel parco dorme, cucina, mangia, si lava, stende i panni e fa i propri bisogni”, ci dice Valentina Salerno, presidente del Comitato Colle Oppio. Il Comitato è sorto nel luglio 2016 proprio per iniziativa di Valentina, che abita in zona, a seguito di un’aggressione subita dalla madre nel Parco, pochi mesi prima dello stupro di una turista australiana. Quello della sicurezza, è un altro dei problemi che affliggono l’area. Il Comitato, pur nella sua breve vita, ha organizzato numerose iniziative, ha promosso incontri fra residenti ed istituzioni, ha aperto una pagina Facebook, cercando di richiamare l’attenzione sulle sorti di questo antico e dimenticato polmone verde della città.
Proprio per mancanza di manutenzione e controllo, sono durati lo spazio di un mattino gli effetti dell’intervento straordinario del dipartimento Lavori Pubblici e Ambiente, sotto la direzione della Sovrintendenza, in occasione del Giubileo della Misericordia. Sono stati spesi, poco più di un anno fa, 309mila euro. 45 giorni di lavoro per restaurare i viali, i lampioni, le fontane e i nasoni, per ripristinare lo splendido roseto e sistemare il pozzo per l’irrigazione dei giardini. A seguito dell’intervento è stato deciso, inoltre, di chiudere il parco nelle ore notturne per cercare di preservare i risultati della riqualificazione.

Quest’ultima misura di prevenzione, rivelatasi peraltro poco efficace, ha provocato il ridimensionamento della manifestazione “All’ombra del Colosseo”, annunciata dall’Associazione Castellum: due mesi di programmazione in un teatro all’aperto appositamente realizzato bonificando un’area sul viale Del Monte Oppio. “Un incredibile intoppo di natura burocratica (bisognava lasciare i cancelli aperti fino all’1 di notte, invece di chiuderli alle 21, ma non è arrivata l’autorizzazione e non si riusciva a stabilire chi dovesse chiuderli) ha rinviato l’evento e ne ha notevolmente ridotto la durata”, ha dichiarato Federico Bonesi, presidente dell’Associazione Castellum. La manifestazione, alla fine, è partita il 19 agosto diventando però una mini-rassegna.
L’intervento della Soprintendenza. Non tutto però è fermo. Infatti vanno avanti i lavori per la realizzazione del giardino sostenibile che protegge la Domus Aurea. Il primo bacino di drenaggio dell’ambizioso progetto, a cura della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici, è pronto dal 2015: settecento metri quadrati occupati da grandi fioriere e praticelli separati da viali. Il risultato è davvero pregevole, ma se ne devono realizzare ben 22 per completare i 16mila metri quadrati del giardino che ‘grava’ sul monumento. La spesa prevista è di 20 milioni di euro. Al momento si lavora al secondo bacino.
Intanto, il Comitato Colle Oppio ha diramato un comunicato che auspica, con la ripresa di settembre, la collaborazione tra tutti i soggetti interessati, indicando le possibili soluzioni per migliorare la situazione del giardino. Il Parco del Colle Oppio è di tutti ed uniti possiamo salvarlo.

Paola Lupi