Il fumo fa male… alla città

Per motivi di sicurezza, lungo le strade più frequentate dai pellegrini, i cestini dei rifiuti in ghisa, i “cestoni modello ROMA”, sono stati sostituiti da cestini con sacchi di plastica trasparente
(Numero 6 – Bimestre mar-apr 2016 – Pagina 2)

Il 2 febbraio è entrata in vigore una normativa che riguarda il fumo in generale e, in particolare, i mozziconi delle sigarette: vietato gettarli in terra, nelle acque, nelle caditoie e negli scarichi. Per chi trasgredisce ci sono multe da 30 a 300 euro. Il divieto si estende anche a rifiuti di piccole dimensioni (scontrini, fazzoletti di carta, gomme da masticare). La stessa legge impone il divieto di fumo “davanti a scuole, università e ospedali pediatrici”.
La normativa italiana. La norma non è una novità. Dal 1975 una legge vieta il fumo sui mezzi pubblici (ad eccezione delle carrozze riservate ai fumatori) e in alcune strutture (ospedali, cinema, teatri, musei, università e biblioteche). Nel 1986, il Ministro della Sanità Degan cerca di estendere i divieti anche ai ristoranti e ai luoghi di lavoro. Il progetto suscita molte polemiche ed è accantonato. Solo nel 2003 la legge Sirchia stabilisce il divieto di fumare nei locali pubblici. Nei ristoranti è possibile fumare, ma in apposite sale ben ventilate. Si stima che, a causa degli ingenti costi per gli adeguamenti, solo l’1% dei locali pubblici sia dotato di una sala apposita. Una modifica del 2013 estende il divieto alle aree all’aperto delle scuole: quindi è vietato fumare non solo in aula, nei corridoi o nei gabinetti, ma anche nei cortili e nei giardini. E allora dove fumano gli studenti e i professori? In strada.
Attualmente in Italia è consentito fumare liberamente solo nei luoghi aperti (compresi parchi, stadi e spiagge) purché non vicini a cliniche ospedaliere e centri di ricerca, e nei luoghi parzialmente aperti (dehors, portici) oltre che, ovviamente, a casa propria e nelle sale fumatori. Ma da più parti vi sono pressioni per estendere il divieto anche agli stadi e qualcuno chiede di proibire il fumo anche nei giardini pubblici. Così, in certi casi, anche gli spazi all’aperto potrebbero essere vietati a chi vuole accendersi una sigaretta.
Un problema annoso. Ma ad ogni sigaretta fumata è associato il suo mozzicone. Se non è possibile gettarlo in un posacenere, il fumatore lo getta in strada, davanti le scuole, i negozi, le fermate degli autobus e le scale della metropolitana; rischiando la multa. La normativa prevede che i comuni aiutino i fumatori “installando nelle strade, nei parchi e nei luoghi di alta aggregazione sociale appositi raccoglitori per la raccolta dei mozziconi e dei prodotti da fumo”. I posacenere sono una risposta a una necessità reale dei cittadini e per la pulizia delle strade: i mozziconi sono particolarmente difficili da rimuovere perché tendono a infilarsi tra i sampietrini e negli angoli più stretti dei marciapiedi. Un notevole contributo alla riduzione delle cicche in terra potrebbe venire da soluzioni individuali con l’uso di posacenere tascabili: l’eco-astuccio.
Il limbo romano. A Roma, assistiamo all’ambiguità non scegliendo tra soluzione individuale e soluzione comune. L’AMA anni addietro ha regalato molti “mozzichini”, cioè posacenere portatili, poco più grandi di un comune accendino. Allo stesso tempo ha anche lanciato il progetto “CeNerone”, ossia il posizionamento di 105 contenitori per le cicche in viale Europa (EUR) e 60 in via Ugo Ojetti nel quartiere Talenti, vicino ad attività commerciali. Purtroppo si tratta di numeri troppo piccoli per valutare una possibile estensione alla città. Intanto, in attesa di un’ordinanza per obbligare gli esercizi pubblici a dotarsi di posacenere esterni, magari senza far pagare l’occupazione di suolo pubblico, i cestoni romani in ghisa, dotati di posacenere, sono stati sostituiti dai cestini in plastica senza posacenere. Il risultato è che questi non possono essere utilizzati per spegnere le sigarette, con la conseguenza che un tappeto di mozziconi li circonda. Si stima che a Roma si producano giornalmente 18 milioni di “cicche” (6,5 miliardi all’anno). I danni che il fumo arreca alla salute sono ormai noti. Non c’è viceversa altrettanta sensibilizzazione sull’impatto che le abitudini di molti fumatori hanno sulla pulizia e sul decoro urbano.

Carlo Di Carlo