La lunga marcia della transizione

Dall’austerity degli anni ’70 ai superbonus, la coscienza ecologica e minori consumi si sono fatti strada. Un cambio di prospettiva
(Numero 46 – Bimestre mar-apr 2023 – Pagina 2)

Una mattina mi sono svegliato con una strana sensazione. Sembrava avesse nevicato. Le auto, le poche che passavano, erano senza rumore e non c’erano rumori particolari. Sono andato a prendere i giornali e mi sembrava di stare in un acquario: poche persone giravano e c’era un’aria dimessa, anche ai bar di solito pieni la domenica per il cornetto e il cappuccino. Era il 2 dicembre 1973 e l’Italia restò al buio, era cominciata l’austerity: domeniche senza auto, le città oscurate, locali chiusi alle 23, neon di bar e cinema spenti.
Per effetto della guerra Yom Kippur, che vide Egitto e Siria attaccare Israele, il petrolio era passato da tre a dodici dollari al barile. Dapprima era stato un aumento deciso dall’Opec e poi un vero e proprio embargo. Anche la notte di capodanno si passò in casa ed era stato consigliato di limitare luminarie natalizie e di non fare tardi. La temperatura consigliata nelle abitazioni era 20°. Vi ricorda qualcosa?
Cambiarono molte abitudini: televisione spenta alle 22.45, tensione elettrica domestica ridotta del 6-7% per non far usare gli elettrodomestici, lampioni stradali accesi uno sì e uno no. La trasmissione dei bambini ‘Carosello’ fu spenta e non si riprese mai più.
Salto nel 1988 ed ecco il Piano Energetico Nazionale. Ci fu tutto un fervore di ricerche che coinvolse i vari settori che usavano l’energia perché se ne consumasse di meno sia nella produzione di cose e oggetti, sia di nuovi materiali. Le ricadute di tanti soldi spesi e delle intelligenze messe in moto non si conoscono, ma certo si è sviluppata una nuova coscienza nell’affrontare vari problemi: la coscienza ecologica che ha iniziato a permeare vari settori.
A valle di tante iniziative vi fu l’opera di divulgazione del concetto del risparmio energetico, attraverso la pubblicità dei progetti realizzati e di quelli in corso. Pubblicazioni ben curate trattarono delle metodologie del risparmio energetico in vari settori: nell’industria siderurgica, delle ceramiche e dei sanitari, del laterizio e dell’illuminazione.
Tutti i martedì mattina al Cnr si tennero riunioni con tutti i protagonisti per una diffusione capillare dei risultati e delle difficoltà che si incontravano. Ma con l’andar del tempo tutto si diluì, si annacquò e quelli che inizialmente erano i ‘Martedì del Risparmio’ divennero i ‘Martedì delle Ris…ate’. Forse i cambiamenti di mentalità passano anche per vie ironiche e non soltanto perché i fautori di vecchie mentalità muoiono, e i nuovi sono già più abituati alle nuove; o almeno così dice Giorgio Parisi citando Max Planck.

Quanto consuma la tua casa con un ‘pieno’?

‘…Certo che se un falegname ci facesse gli infissi in Finlandia come li fate qui in Italia, moriremmo di freddo’, mi disse una volta un finlandese guardando le mie finestre. Troppi spifferi e il calore della casa vola via.
È vero, ma attraverso le chiusure non perfette abbiamo un ricambio d’aria efficiente che evita l’accumulo di aria viziata, piena di antropotossine. Sostenibilità sì ma… dipende dai punti di vista. Così come ci sono le tabelle dei consumi per le auto dovremmo ormai porci il problema di quanto consuma una casa. E la cosa si fa ancor più complicata che per l’auto. Nel ‘compra casa’ infatti le proposte di appartamenti ‘lussuosamente rifiniti’ sono sempre più frequenti. Ora, non solo per un futuro obbligo di legge europeo ma proprio per una coscienza ecologica, la certificazione energetica dovrebbe avere (e forse la sta già avendo) una valutazione come l’ha la zona, la superfice, le rifiniture, il posto garage…
I maggior costi di una casa energeticamente (ed ecologicamente) corretta sono ripagati dalle minori spese di conduzione.
Nel groviglio dei bonus, super bonus, incentivi, ristori e ristorni, anche allo scopo dell’impiego dell’occupazione, non sarà difficile trovare meccanismi per migliorare le nostre case.
Si racconta che Augusto, l’imperatore romano, si vantasse di aver trovato una città di mattoni e di averla lasciata di marmo.
Guerre pandemie e accidenti vari, in passato, hanno cambiato il volto delle città e l’assetto sociale. Londra cambiò dopo l’incendio, la peste del trecento pose fine all’Umanesimo, ma dopo un secolo nacque il Rinascimento, e così via.
Oggi gli elementi ci sono tutti. Siamo a un tornante della storia con un passato che non costituisce riferimento e un futuro incerto: facciamo quel che è possibile.

Carlo Di Carlo