La memoria cammina con noi

Abitavano nel rione Esquilino. Diedero la vita per combattere l’occupazione nazifascista
(Numero 30 – Bimestre mar-apr 2020 – Pagina 9)

Camminando per le strade dell’Esquilino non è difficile scorgere targhe o piccole lapidi collocate per lo più nei pressi dei portoni condominiali. Sono targhe spesso scurite dal tempo e piene di polvere, a volte guarnite da una rinsecchita corona d’alloro. Se difficilmente vengono notate, quasi mai vengono lette dal passante frettoloso. Eppure, i loro testi fanno subito venire in mente tempi bui ormai lontani e ci indicano che in quei luoghi vi furono persone che, come tutti noi, abitarono nel rione e che ebbero la sfortuna di vivere in un periodo tragico e tormentato, il periodo dell’occupazione nazifascista di Roma.

Antonio Gallarello. La prima targa che incontriamo nel nostro giro virtuale è quella posta in via di Santa Croce in Gerusalemme, al civico 28/C. Ricorda Antonio Gallarello che, all’interno della sua piccola falegnameria, svolgeva un’importante attività antifascista, nascondendo anche armi, insieme al figlio Vincenzo e a un idraulico, lo ‘stagnaro’ Bruno Annarumi. Il 3 Febbraio 1944 il deposito d’armi di via di Santa Croce fu scoperto con all’interno Antonio – che fu svelto a far fuggire il figlio – e Bruno. Finirono entrambi la loro vita alle Fosse Ardeatine.

Carlo Foschi. In via Merulana 104 c’è la targa che ricorda Carlo Foschi, parzialmente leggibile a causa di una corona che la ricopre. Da sempre oppositore del regime, la sera precedente il suo arresto, quasi presentendolo, salutò e consolò i suoi familiari, raccomandando di avere un particolare riguardo per le sue bambine. Fu arrestato il 21 marzo 1944 e subito portato nella famigerata Pensione Oltremare – in via Principe Amedeo – dove gli aguzzini del criminale Pietro Kock torturavano i malcapitati per estorcere informazioni. Anche il Foschi terminò i suoi giorni alle Ardeatine.

Eusebio Troiani. Eusebio Troiani è ricordato in via Foscolo 24. Non si era mai iscritto al Partito Fascista e per questo ebbe sempre difficoltà nel trovare lavoro. Entrato in clandestinità operò instancabilmente per organizzare sabotaggi contro il servizio telefonico nazifascista. Fu arrestato il 21 marzo 1944 dalle SS, lottando con tutte le forze per nascondere un taccuino – che non si ritrovò mai – in cui erano segnati i numeri telefonici dei suoi compagni. Condotto alla Pensione Oltremare resistette alle più atroci torture, ma non fece nessun nome. Il riconoscimento del suo corpo alle Fosse Ardeatine non fu facile.

Alberto Pennacchi. Il tipografo Alberto Pennacchi, ricordato nella targa di piazza Vittorio Emanuele II, al civico 138, compì azioni partigiane all’Esquilino. Il 10 e l’11 settembre 1943 aveva combattuto contro i tedeschi a Porta Maggiore, negli ultimi scontri della disperata difesa di Roma dall’occupazione. Venne preso dalle SS il 7 aprile 1944 a Ponte Garibaldi, nel corso di un trasporto di armi. Portato in via Tasso, per due lunghi mesi fu atrocemente torturato. Venne trucidato dai soldati tedeschi, ormai in fuga, il 4 giugno del 1944, nel corso della vigliacca strage de La Storta.

Nicola Ugo Stame. Anche se di pochi metri al di fuori dei confini del rione, mi piace ricordare la lapide posta nel muro perimetrale del Teatro dell’Opera in via Torino, di fronte al civico 136. Ricorda il tenore Nicola Ugo Stame, considerato un ‘pericoloso sovversivo’, già nel 1939 fu arrestato una prima volta mentre provava la Turandot. Alla caduta del fascismo entrò subito nella Resistenza, ma il 24 gennaio 1944, identificato in una latteria, fu catturato in piazza Mignanelli. Condotto in via Tasso e torturato, venne portato poi a Regina Coeli. Sulla sua salma, alle Fosse Ardeatine, furono ritrovati: un piccolo diapason, un crocefisso, una madonnina e un bocchino per sigarette, custoditi oggi nel Museo della Liberazione di via Tasso.

Martiri della Libertà. Questo ricordo, lungi dall’essere esaustivo, vuole essere solo uno stimolo per osservare queste lapidi con più attenzione e magari per scoprirne altre. È solo un piccolo esempio delle testimonianze che si possono ancora ritrovare all’Esquilino su quel disgraziato periodo storico. Testimonianze di persone a cui dobbiamo molto, perché in quei drammatici anni seppero fare la non facile scelta di combattere contro la tirannia. Pagarono questa scelta con la vita, ma ebbero l’immenso merito di preparare il terreno alla nuova società democratica italiana.

Paolo Del Papa