La pietra d’inciampo di via Buonarroti

Il 14 febbraio 1944, cinque giovani partigiani vengono arrestati al civico 29
(Numero 4 – Bimestre nov-dic 2015 – Pagina 9)

Passando per via Buonarroti molti avranno notato un sampietrino particolare, che salta all’occhio per la lucentezza sul grigio dell’asfalto. Ne esistono altri uguali disseminati per Roma, e sono chiamati Pietre d’inciampo. Nascono da un’idea dell’artista tedesco Gunter Demning, che ha pensato di lasciare sui marciapiedi delle città d’Europa un’impronta che ricordile vittime del nazifascismo. Ogni pietra riporta la data in cui proprio da quel portone qualcuno è stato strappato alla casa, agli affetti, alla vita. La memoria del passante “inciampa”, colpita dal luccichio insolito e recupera per un istante un rapporto più vivo col passato.
Paolo Petrucci e la lotta al nazifascimo. Sulla pietra di via Buonarroti è inciso: Qui fu catturato Paolo Petrucci, nato 1917 – arrestato come politico 14.2.1944 – Assassinato Fosse Ardeatine, 24.3.1944.
Aveva 27 anni Paolo. Laureato in lettere, sottotenente nei granatieri di Sardegna, inviato in Africa e rimpatriato nel ’42 dopo la disfatta di El Alamein. Il 10 settembre del ’43 combatte a Porta San Paolo. Vista la disfatta dell’esercito italiano, abbandona la divisa e con l’amico Paolo Buffa attraversa le linee nemiche e si mette a disposizione degli angloamericani sbarcati da poco a Salerno. Nel gennaio del ’44, insieme a Buffa e a un radiotelegrafista, viene paracadutato dagli alleati nella campagna sabina per unirsi alla resistenza romana.
I due amici si nascondono in via Buonarroti, casa della fidanzata di Buffa, Enrica Filippini Lera. Lì vi sono anche i fratelli Michelin-Salomon: Vera, fidanzata di Paolo Petrucci, e Cornelio, giunto a Roma per sfuggire all’arruolamento forzato nella Repubblica di Salò. Enrica e Vera sono impegnate da tempo nell’attività antifascista tra gli studenti universitari e liceali, molti dei quali stanno passando alla lotta contro l’occupante nazista.
La strage delle Fosse Ardeatine. Il 14 febbraio due agenti delle SS e una spia fascista, irrompono nell’appartamento e arrestano i cinque giovani. Dopo giorni terribili in via Tasso e a Regina Coeli, grazie alla determinazione di Enrica e Vera, che si accollano ogni colpa, il 22 marzo il processo assolve i ragazzi e condanna le ragazze a tre anni di carcere.
Il 24 marzo i giovani sono ancora a Regina Coeli, in attesa che una firma permetta loro di ritornare a casa. Il giorno prima i Gap, i Gruppi d’azione patriottica, hanno colpito in via Rasella. Nella notte scatta l’attività convulsa di nazisti e fascisti per stilare la lista delle 330 persone che all’alba diventeranno le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Tra costoro finisce Paolo Pietrucci. Enrica e Vera sconteranno la pena in Germania fino alla fine della guerra. Le riporterà a casa Paolo Buffa, che nel frattempo ha combattuto come tenente delle N.1 Special Forces col nome di Paul Barton, compiendo missioni nel nord Italia.
Oggi, passando in via Buonarroti 29, rivolgiamo un omaggio alla meglio gioventù che ha fatto dell’Italia un paese migliore di quello che rischiava di diventare.

Luisa Corbetta