«Non è un rione per vecchi»

Con la più alta percentuale di anziani del Municipio, l’Esquilino non si presta a essere il luogo migliore per invecchiare a Roma. Una ricerca spiega il perché
(Numero 52 – Bimestre mar-apr 2024 – Pagina 9)

«Non chiamateci anziani né tantomeno vecchi» dichiarano gli intervistati, che vogliono essere considerati delle persone non omologabili in una categoria, perché distinte fra loro, non solo per età e condizione socio-economica, ma anche per diverse esperienze, attitudini, comportamenti, attese e stili di vita.
Partendo dalla legge regionale n. 16/2021 sull’invecchiamento attivo, la ricerca – realizzata da Comitato Piazza Vittorio Partecipata e Rete Esquilino Sociale tra il febbraio 2022 e il maggio 2023 – si è posta l’obiettivo di individuare azioni e servizi di prossimità che rispondano ai bisogni reali degli anziani di questo territorio per migliorarne la qualità di vita. Abbiamo dato ascolto e voce a 31 anziani del rione e, in parallelo, a 29 responsabili e operatori di servizi (Centro Anziani, Municipio Roma I Centro, Asl Rm1, Medici di base, farmacie, parrocchie, Commissariato di Polizia).
Perché proprio l’Esquilino? Perché il nostro rione presenta la più alta percentuale di anziani nel Municipio I (23.9%-2020).
Tuttavia l’Esquilino, seppur amato per la sua bellezza e vitalità, «non è un rione per vecchi»: numerose sono le barriere, gli ostacoli che le persone anziane incontrano nel loro quotidiano. Per lo più residenti nell’Esquilino da anni, soffrono l’impoverimento progressivo della vita nei condomìni e nel rione, non riconoscono più i luoghi dove hanno vissuto esperienze, emozioni, e si sentono sempre meno parte di una comunità, con il rischio di cadere in depressione o, nel peggiore dei casi, nel barbonismo domestico, fenomeno difficile da intercettare e sostenere.

Seppur amato per la sua bellezza e vitalità,
l’Esquilino risulta inospitale e problematico

«Bisogna camminare come gli animali con il muso a terra» dichiara un anziano, perché si è costretti a muoversi in un cantiere sempre aperto, in una giungla di auto e pullman, su marciapiedi pieni di buche e su strade con attraversamenti pericolosi: tutte potenziali trappole per incidenti e cadute. Così gli anziani vengono invasi da un sentimento di insicurezza rinforzato dal timore di essere truffati, derubati o manipolati.
Alla giungla della strada si aggiunge quella burocratica e informativa: l’anziano senza una guida e un’istruzione all’uso dei computer non riesce sempre ad accedere e a conoscere i suoi diritti, le agevolazioni economiche, le modalità di risparmio e non spreco per migliorare il proprio status economico.
E la cura della salute? L’anziano è sempre più consapevole dell’importanza di mantenere un buon equilibrio psico-fisico tramite attività utili alla prevenzione, come quelle motorie, culturali, di intrattenimento e socializzazione e di allenamento della mente. Golosità e alimentazione sana non vanno sempre d’accordo, per fare una buona prevenzione servono le conoscenze nutrizionali e culinarie senza la rinuncia a diete salutari e gustose. Per la salute, l’anziano si affida al medico di famiglia, al quale richiede più accoglienza, minor tempo di attesa, visite domiciliari e presa in carico con l’avvio ad un percorso di continuità assistenziale.
Altro luogo di riferimento è la farmacia, un presidio territoriale importante, antenna del rione per i casi socio-sanitari.

I servizi non dovrebbero essere rincorsi,
ma intercettare l’anziano e andargli incontro

E l’offerta dei servizi? È sicuramente consistente ma resta ancora generica, non sempre tarata sui bisogni specifici, con criticità organizzativo-burocratiche, carenza di personale e di punti di accoglienza. I servizi stessi sono consapevoli dell’assoluta necessità di rinforzare una rete socio-sanitaria integrata di prossimità, che veda coinvolti, nei casi più gravi come il barbonismo domestico, operatori di altri servizi (parrocchia, Onlus e forze dell’ordine) e anche gli stessi utenti.
Concludendo, emergono alcune indicazioni di massima per migliorare la qualità della vita. Nell’erogazione dei servizi, in generale, gli anziani vanno compresi e rispettati nella loro complessità, diversità e ‘seniority’. I servizi necessari non dovrebbero essere rincorsi ma intercettare l’anziano e andargli incontro con un ascolto sensibile e un supporto di guida, informazione e formazione sulla prevenzione, affinché possa acquisire le conoscenze necessarie per tutelarsi e muoversi, ove possibile, in autonomia e consapevole dei suoi diritti. Per contrastare il senso di solitudine dovrebbero essere incentivati i condomini solidali e creati centri di attività polivalenti, aperti a tutti. Inoltre, bisognerebbe favorire la vivibilità e mobilità del rione, migliorando la sicurezza delle strade e la qualità dell’aria: strade a misura di pedone e sviluppo della trama verde.

Giovanna Domenici
per Comitato Piazza Vittorio Partecipata e Rete Esquilino Sociale