Sicurezza, una questione di cultura

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Le novità introdotte dal decreto: divieto di transito, adozione di aree, agevolazioni sulle telecamere
(Numero 17 – Bimestre gen-feb 2018 – Pagina 1,3)

Non solo Daspo. Il decreto sicurezza urbana, convertito lo scorso anno nella legge 48, contiene numerose misure ancora poco conosciute. Come per esempio la possibilità di ottenere sconti su Imu e Tasi se in una via diversi condomini o negozi installano sistemi di videosorveglianza. Antonio Ragonesi, responsabile dell’area sicurezza e legalità dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ricorda come il testo del decreto sia stato frutto della collaborazione fra il Governo e l’Associazione sin dal 2013.
Ragonesi, la versione finale della legge ha mantenuto le aspettative dei sindaci?

La legge è molto densa, contiene tantissime novità che ancora devono essere metabolizzate e tradotte in decreti attuativi, provvedimenti e linee guida. Stabilisce una novità assoluta perché introduce la definizione di sicurezza urbana con norma primaria e il concetto che si tratta di un bene pubblico che deve essere tutelato.
Inoltre, favorisce e sostiene la partecipazione attiva dei cittadini e la possibilità che adottino porzioni di città per il mantenimento del bene pubblico e la tutela del decoro urbano. Si basa sul principio della prevenzione collaborativa. Anche lo stesso Daspo urbano colpisce la reiterazione delle condotte. Non quindi l’episodio occasionale ma quando ci si trova di fronte a fenomeni che producono insicurezza come l’ubriachezza molesta, la richiesta di “pizzo” ai parcheggi, la vendita abusiva di merce. La legge poi prevede l’intervento dei servizi sociali su talune condotte, indica un metodo e sottopone all’attenzione di tutti gli addetti ai lavori, e anche ai cittadini, i fenomeni di degrado sui quali non serve voltarsi dall’altra parte.
Quali sono le novità più eclatanti e meno conosciute?
Dal 1° gennaio 2018 è prevista un’agevolazione delle imposte Imu e Tasi per i cittadini e i commercianti che vogliono potenziare il sistema di videosorveglianza. Il requisito minimo è che siano almeno dieci impianti collegati alla piattaforma urbana gestita dalla polizia locale. Finora le immagini registrate dai sistemi privati non avevano valenza di prova in tribunale. Il collegamento alla polizia locale invece potenzia lo strumento perché in fase probatoria potranno essere utilizzate le riprese. La possibilità che le telecamere vengano usate in questo modo aumenta l’efficacia dei sistemi e la sicurezza dei cittadini. Infine, la legge prevede che un decreto fissi l’interoperabilità con le sale operative della polizia di Stato e le sale operative della polizia locale. Il dialogo innalzerà la qualità dei servizi sul territorio.
In che modo i cittadini parteciperanno?
I cittadini potranno adottare una porzione di territorio, una piazza o un posto soggetto a degrado. Quindi sarà possibile costituire gli “assistenti civici”, cittadini, specificamente formati dalla polizia locale, che potranno essere utili nelle attività di prevenzione per intervenire su fenomeni come la movida molesta e la presenza di abusivismo commerciale.
Di questi assistenti civici se ne sentirà il bisogno alla stazione Termini?
Il caso Termini è molto complesso. Alla stazione andrà fatto un lavoro integrato fra forze dell’ordine, gestori della infrastruttura e polizie locali.
Per adottare il Daspo urbano quali condizioni devono esserci?
L’operatore di polizia alla contestazione della condotta eleva una sanzione amministrativa e un ordine di allontanamento comunicato al Questore. In base all’ordine, il soggetto deve andar via dal luogo ma se si ripresenta, al secondo ordine di allontanamento, il Questore decide se applicare il Daspo urbano che è un divieto di accesso al luogo per 6 mesi. Se poi ha altri carichi pendenti, il Divieto del Questore può arrivare fino a due anni.

Facciamo un esempio calato all’Esquilino: in alcune strade si concentra il commercio abusivo. Con il Daspo le persone non possono transitarvi?
Esatto. Non possono più sostare né transitare in quella piazza o luogo. Se lo fanno, se contravvengono al Divieto del Questore, scatta una sanzione penale, mentre finora era solo amministrativa.
È vero che i sindaci hanno più potere in base a questa legge?
Non è proprio così. L’articolo 2 della legge afferma che la sicurezza integrata è nel rispetto delle competenze assegnate a ciascuno dalle norme vigenti. Significa che l’obiettivo non è nuove competenze ma innalzare la collaborazione tra enti e figure che hanno già dei poteri. L’unico potere nuovo dato ai comuni, ai consigli comunali e non ai sindaci, è quello di estendere le previsioni di applicazione del Daspo Urbano non solo ai luoghi citati dalla norma ma alle zone che vengono indicate in Consiglio comunale perché, ad esempio, ci sono fenomeni diffusi di abusivismo in una zona che viene così sottoposta a particolare tutela.
Secondo lei questa legge finora è stata applicata in modo soddisfacente?
La legge propone degli obiettivi da raggiungere tramite un confronto da cui trarre elementi significativi. Per esempio, la legge introduce l’organismo nuovo del comitato metropolitano co-presieduto dal sindaco e dal prefetto. A Roma si è insediato e ha già svolto una prima riunione. Si è concentrato sugli immobili occupati abusivamente. Probabilmente dal confronto emergeranno modelli differenti da quelli seguiti allo sgombero di Piazza Indipendenza, visto che è stato ribadito dal ministero dell’Interno, con apposita Direttiva di attuazione dell’articolo 11 della legge, di prevedere in sede di Comitato metropolitano che il prefetto debba fare un piano prima di sgomberare un immobile.

M. Elisabetta Gramolini