Yao, la comunità cinese denuncia: “Costretta ad andare in periferia per avere il permesso di soggiorno”

Poca sicurezza e cura verso gli studenti stranieri. Per i connazionali della ragazza travolta dal treno i problemi restano
(Numero 11 – Bimestre gen-feb 2017 – Pagina 5)

Con l’arresto del terzo complice della rapina alla giovane cinese, Yao Zhang, sembra conclusa la brutta storia di cronaca. Ma secondo i residenti cinesi del rione Esquilino non è così.
La storia. Yao era una studentessa cinese appena ventenne che studiava moda all’Accademia delle Belle Arti di via di Ripetta. Il 5 dicembre scorso decide di andare a ritirare il suo permesso di soggiorno. Per farlo, come tutti gli stranieri residenti a Roma, deve raggiungere l’ufficio immigrazione che si trova nel quartiere periferico di Tor Sapienza, in via Patini. La ragazza raggiunge l’edificio, che si trova in prossimità del campo nomadi di via Salviati. Ma quando esce le scippano la borsa. Yao insegue i rapinatori fra i binari della stazione, ma finisce uccisa travolta da un treno in corsa. Due rom si costituiranno dopo alcuni giorni, convinti dai residenti del campo nomadi. Il terzo, un diciannovenne che come gli altri due abita nel campo di via Salviati, si consegna alla polizia dopo venti giorni di latitanza.
Poca sicurezza. “Noi della comunità cinese residente a Roma siamo in costante contatto sui social. La notizia della morte di Yao sui media cinesi ha avuto moltissimo risalto, si è parlato tanto della sicurezza, si è detto che l’Italia non è un posto sicuro”, dice Sonia, titolare del ristorante Hang Zhou di via Bixio. La morte di Yao è sicuramente un episodio che ha fatto scattare l’allarme per le famiglie degli studenti stranieri in Italia, e non solo cinesi: “L’Esquilino non è Tor Sapienza – racconta Sonia -, ma anche qui si percepisce una condizione di poca sicurezza, soprattutto la sera. Due anni fa ho subito una rapina al ristorante da un uomo armato di pistola. E’ fuggito e la polizia non è riuscita a prenderlo. Viviamo in zone centrali della Capitale ma siamo costretti a raggiungere l’estrema periferia per rilasciare le impronte e ottenere il permesso”.
Quell’ufficio deve essere spostato. “Gli studenti extracomunitari per il permesso devono per forza recarsi in quell’orribile casermone giallo adiacente al campo rom, disagevole da raggiungere coi mezzi, che si trova in una periferia così degradata che fa paura solo a guardarsi intorno”. A non avere dubbi sul fatto che si tratti di discriminazione è Hu Lanbo, la direttrice della rivista mensile Cina in Italia, secondo la quale non è concepibile che gli studenti stranieri siano costretti a raggiungere una zona così fuori mano. “In Cina – dice Lanbo – i ragazzi stranieri che vengono a studiare non sono trattati in questo modo e a occuparsi delle pratiche del permesso di soggiorno è l’università stessa. Per noi cinesi mandare gli stranieri in un posto sperduto per ottenere il permesso sarebbe una mancanza di rispetto”. A Pechino, infatti, l’ufficio immigrazione si trova in un palazzo istituzionale al centro della città. “La morte di Zhang Yao – conclude la direttrice – ci dà quindi un valido motivo per chiedere alla questura il trasferimento dell’ufficio immigrazione”. Infatti all’Accademia delle Belle Arti di Roma, come in altre università italiane, è già partita una raccolta firme per chiedere lo spostamento di questi uffici in posti più sicuri, possibilmente vicino alle zone universitarie.
I movimenti estremisti di destra. La morte della ragazza è diventata anche occasione per i movimenti di estrema destra per fare propaganda politica e chiedere la chiusura immediata del campo rom. Forza Nuova ha preso la palla al balzo. A pochi giorni dall’episodio, è stata organizzata una manifestazione a Tor Sapienza, promotore il comitato ‘Roma ai romani’, direttamente collegato al partito di estrema destra. “Non è il fatto di questa cinese – afferma Alessio Costantini, portavoce romano di Forza Nuova – siamo accerchiati dai campi rom abusivi e le istituzioni non fanno niente”.

Dario Lapenta