C’era una volta il palazzo d’igiene

La storia travagliata della ristrutturazione del rudere fra via Merulana e viale Manzoni
(Numero 7 – Bimestre mag-giu 2016 – Pagina 4)

I palazzi costruiti dopo l’Unità d’Italia nel nostro rione, soprattutto intorno a piazza Vittorio, hanno manifestato fin dall’inizio una tendenza a divenire ruderi, anche se ricostruiti o risanati, forse sotto l’influenza della metropolitana. A volte non dipende dal tempo ma dall’intervento dell’uomo. Due in particolare. Il complesso a fianco della stazione Termini e quello all’incrocio tra via Merulana e viale Manzoni. Le demolizioni di via Giolitti si giustificano con i ripensamenti sull’orientamento del fronte della stazione ferroviaria: se mantenere quello originario della stazione papalina oppure se orientarlo verso piazza dell’Esquilino. La guerra prima, la mancanza di soldi poi, fecero sì che fosse mantenuto l’orientamento originario.
Quando arrivò il sindaco Ciocchetti. Diverso è il caso del rudere dell’ex Ufficio d’igiene. Chi passava per via Merulana vedeva un palazzo diroccato, sembrava bombardato. A provocare questa rovina, non è stata la guerra, bensì la politica dissennata della fine degli anni ’50 e gli inizi dei ’60, nei quali era sindaco Urbano Ciocchetti, un democristiano strettamente legato agli interessi del Vaticano che governava la città dal gennaio del ’58 con i voti di Dc, Pli, Psdi e quelli di monarchici e missini. Primo cittadino che nel ’59 si rifiutò di celebrare l’ingresso delle truppe americane in Roma dopo che non aveva ricordato il 25 aprile. È stato uno dei massimi responsabili dello scempio edilizio della città, comunque ben avviato dai suoi predecessori, i sindaci Salvatore Rebecchini e Umberto Tupini, anche loro democristiani. Erano gli anni nei quali si dichiarava pubblicamente che “l’interesse della proprietà privata viene prima del verde pubblico”. Il disastro prese forma all’Esquilino. Furono demolite le abitazioni su via di Santa Croce, dove all’angolo con via Statilia fu costruito il palazzo dell’INPDAP, gli edifici tra viale Manzoni e via Pianciani, dove c’è il Provveditorato agli Studi e l’ANAS, e altri edifici in via Emanuele Filiberto. Nulla fermava questo novello piccone risanatore.

Le sorti dell’Ufficio d’igiene. Il complesso, che sorgeva nel quadrato compreso tra le vie Merulana, Manzoni, Ariosto e Galilei, fu preda di costruttori affamati. Eppure non era vecchio o fatiscente, era stato inaugurato da Mussolini il 1° ottobre del ’29 in occasione del VII° anniversario della marcia su Roma. Dapprima furono demoliti gli edifici su via Ariosto e viale Manzoni, poi la facciata principale su via Merulana, con il proposito di abbattere tutto il fronte che dà su via Galilei. A metà ’62 avviene la demolizione della parte dello stabile con accesso da via Ariosto. La facciata su via Merulana sarebbe dovuta diventare tutta vetro e cemento. Il tempo passa, la parte demolita resta senza protezione, i lavori si arrestano per un contrasto con la Soprintendenza del Comune.
Si arriva al 2000. Sono passati 38 anni e il Comune approva la riqualificazione dell’immobile di via Merulana in project financing: la proprietà rimane pubblica ma il privato restaura e riqualifica in cambio della gestione per 30 anni. Nel 2002 è individuato il soggetto promotore nella S.A.C. spa, Società Appalti Costruzioni, di Roma. Due anni dopo è adottato un piano di recupero nel quale scompare il progetto del completo rifacimento della facciata e si propende per un’azione di recupero e ripresa del progetto originale. Il valore dell’investimento è di circa 3 milioni di euro. Ma si ferma di nuovo ancora tutto: il rudere è sempre là, sempre più fatiscente. Sembra che l’interruzione dei lavori questa volta sia dovuta all’ indisponibilità del bene per la presenza di uffici della Asl RmA che ne occupa i locali in comodato d’uso. Nel 2012 si raggiunge l’accordo tra comune e Asl: l’Azienda si impegna a lasciare liberi i locali dal giugno 2013, purché per tale data disponga di quelli in via Monte Meta.
Il presente. La convenzione del 2004 viene aggiornata con un atto integrativo del 2013; il progetto esecutivo è approvato il 1 luglio dell’anno successivo e i lavori possono iniziare il 15 giorni dopo. La durata è fissata in 540 giorni e il valore complessivo dell’investimento è diventato di 5340376,36 euro. I lavori iniziano lentamente per vari motivi: la bonifica da topi, uccelli, zecche, pulci e sporcizia impegnano ditte specializzate, la messa in sicurezza costringe alla prudenza e infine la continua scoperta di alterazioni nella struttura e nei decori ha implicato decisioni non sempre rapide. La fine delle operazioni è prevista per il termine del 2016 ma slitterà di almeno due anni, alla fine del 2018. Sarebbe opportuno sondare e promuovere iniziative affinché un’opera così importante possa essere restituita al quartiere.

Carlo Di Carlo