Coronavirus: la lenta ripresa dopo il lockdown

Numero 32 – Bimestre set-ott 2020 – Pagina 3

Gli esercenti dell’Esquilino raccontano le loro difficoltà e criticano le lentezze burocratiche per ottenere forme di sostegno e crediti. Ma esprimono fiducia nella ripresa delle loro attività

Dopo la lunga chiusura forzata tra marzo e fine maggio, le attività commerciali ed artigiane all’Esquilino hanno cominciato a riaprire. La caduta del fatturato è stata pesante in quasi tutti i settori. A soffrire di più sono stati alberghi ed agenzie di viaggio, ma anche i negozi di abbigliamento. Meglio i bar e i ristoranti e le attività di cura delle persone. E’ stata premiata la fidelizzazione dei clienti che hanno ripreso a frequentare i negozi già conosciuti prima del coronavirus.

Critici verso gli strumenti di sostegno. Difficile l’accesso ai crediti bancari.

Gli strumenti di sostegno al reddito messi in atto dal governo sono stati criticati da quasi tutti gli esercenti intervistati.
Meglio è andata l’erogazione del bonus dei 600 euro che, pur se in ritardo, è arrivato a quasi tutti gli esercenti, mentre maggiori disagi si sono riscontrati rispetto alla Cassa Integrazione, soprattutto di quella in deroga, e all’accesso ai crediti dei 25.000 euro: la prima a causa delle lentezze burocratiche di Inps e Regioni, il secondo a causa delle difficili condizioni poste dagli Istituti di credito e dall’eccessiva documentazione richiesta.

Bar e ristoranti tra smartworking e assenza di turisti

I bar sono stati gli esercizi che hanno ripreso più facilmente la loro attività, grazie anche all’aumento di spazi esterni concessi dal comune. La gente ha sentito il bisogno di tornare al rito del cappuccino e cornetto e i bar sono relativamente pieni. Anna dello storico Bar D’Amore dice: «Abbiamo avuto un grande calo rispetto agli introiti dell’anno scorso. Stiamo riprendendo lentamente grazie alla fiducia che i vecchi clienti ci hanno dimostrato. La cosa che ci penalizza di più è lo smartworking e la scarsa presenza dei turisti».
Invece Mario, direttore responsabile del ristorante Vittorio di via Foscolo – esercizio aperto solo un anno fa e che stava ottenendo un ottimo riscontro nel rione – spiega: «Abbiamo avuto una pesante battuta d’arresto. Solo i clienti affezionati hanno continuato a venire a prendere una pizza per portarsela a casa. La ripresa è assai lenta. La causa non è solo lo smartworking e la mancanza di turisti, ma anche la chiusura delle università, che ci ha tolto tutta la fascia giovanile dei clienti, come anche la chiusura dei teatri di zona. La mancanza di spazi all’aperto non ci ha aiutato, anche se adesso stiamo cercando di ottenerli. Per fortuna noi usufruiamo di un locale molto spazioso che ci permette di garantire il distanziamento».
La mancanza di spazi all’aperto penalizza anche La Vecchia Roma, locale con alle spalle un’attività pluriennale, che è riuscito a riprendersi grazie al ritorno dei vecchi clienti affezionati. La Cucina Pepe, vicino all’Ambra Jovinelli, invece, nonostante il calo degli introiti, ha potuto godere di ampi spazi all’aperto che meglio attraggono i clienti, soprattutto d’estate, grazie al delizioso venticello serale. Andrea di Radici, negozio di gastronomia e vendita di prodotti tipici pugliesi, in via Emanuele Filiberto, conferma la difficoltà a tornare ai livelli precovid: «Ci siamo salvati con le consegne a domicilio e con le vendite e consumazioni degli abitanti del rione, affezionati ai nostri prodotti».

Hotel e Agenzie di viaggio i più penalizzati

L’Hotel Napoleon, sotto i portici di piazza Vittorio, riferisce di una presenza quasi nulla di clienti, mentre l’Agenzia viaggi Manzoni di via Emanuele Filiberto racconta che «Gli introiti sono diminuiti di oltre il 50% rispetto lo scorso anno e, dei clienti attuali, il 90% sono italiani che si muovono in Italia». Giada dell’Agenzia immobiliare RE/MAX, sempre nella stessa via, riferisce sorprendentemente che «Il mercato ha mostrato dopo il lockdown una certa vivacità, in quanto le famiglie hanno sentito l’esigenza di un maggior comfort nell’abitare e chiedono case più comode, preferibilmente con spazi all’aperto e metrature più ampie, dove sia anche possibile lavorare. Anche durante la chiusura forzata comunque l’attività è continuata, facendoci arrivare al perfezionamento dei contratti relativi a procedure precedentemente avviate».

Parrucchieri, boutique e gioiellerie puntano sul bisogno di cura

Cristiana, una delle responsabili di Studio 30, parrucchiere per donna in via Ferruccio, dice: «Noi siamo riusciti a mantenere i rapporti con i clienti anche durante il lockdown e quando abbiamo aperto avevamo già le prenotazioni per le due settimane successive. Ha giocato un ruolo importante la dignità di vedersi curati e la fiducia nelle nostre misure di sicurezza. I prezzi sono rimasti gli stessi, nonostante i kit di sicurezza che abbiamo dovuto fornire. Certo il ritmo è calato rispetto allo scorso anno e ogni giorno è ancora un’incognita».
Tina della boutique Antea di via Merulana è riuscita a far fronte alla grossa perdita relativa allo stock dei prodotti della stagione invernale e primaverile grazie ai saldi che hanno fatto al momento dell’apertura. «I primi giorni – ci racconta Tina, visibilmente commossa – sono stati molto positivi grazie all’affetto che i clienti hanno dimostrato nei nostri confronti. Il quartiere è stato molto carino con noi. Poi c’è stato un piccolo calo, e a giugno l’attività ha ripreso un po’, soprattutto grazie alla vendita dei prodotti in ceramica per la casa. L’abbigliamento invece ha venduto un po’ meno per il fatto che la gente esce poco e non ha tanto bisogno di indossare vestiti ricercati. Per questo mi sono rivolta ad un abbigliamento più quotidiano e confortevole, che ci sta dando molte soddisfazioni. Certo, navighiamo un po’ a vista e speriamo in una normalizzazione per la prossima stagione autunnale».
Maria Antonietta, una dei due gestori del negozio di gioielli artigianali Agadez, al confine tra Celio ed Esquilino, racconta: «Durante la chiusura, il flusso del reddito si è completamente fermato, anche se abbiamo contrastato le perdite contattando la clientela e facendo consegne a domicilio. Il modo di vivere delle persone è cambiato: molti, soprattutto quelli che lavorano con lo smartworking, si sono già trasferiti nelle seconde case fuori Roma ed, in ogni caso, una gran fetta della popolazione ha ancora paura di andare per negozi. Quindi il futuro ci preoccupa e speriamo in una maggiore ripresa a settembre. Debbo dire però che in questo periodo un po’ difficile sono scaturite anche nuove energie e voglia di cambiamento come il desiderio di trovare un nuovo spazio per il negozio, nei pressi di Piazza Vittorio. Anzi lancio un appello: chi è a conoscenza di qualche locale libero per la nostra attività, è invitato a segnalarcelo».

Maria Grazia Sentinelli