Dalla medicina ospedaliera alla sanità territoriale integrata

Numero 33 – Bimestre nov-dic 2020 – Pagina 4

A colloquio con Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, per parlare delle criticità e prospettive del sistema sanitario in tempi di Covid-19

Come si temeva è arrivata la seconda ondata della pandemia e di nuovo il sistema sanitario nazionale è in sofferenza. Si prendono nuove misure restrittive sulla chiusura di esercizi commerciali, palestre, piscine e attività culturali, e si fanno appelli al senso di responsabilità dei cittadini. Dagli ultimi dati (15 novembre) del Seresmi, dipartimento per la sorveglianza delle malattie infettive della Regione Lazio, si rileva che tra tutti i quartieri di Roma i maggiori contagi dall’inizio della pandemia si sono verificati (va tenuto conto anche della densità demografica delle varie zone) a Centocelle (760), Don Bosco (614), Primavalle (606) e Torpignattara (500), mentre ad Esquilino il numero si attesta a 404 preceduto, per quanto riguarda Roma Centro, da Trieste (471) e Nomentano (405). È stato fatto tutto quello che si poteva fare per essere attrezzati a questa nuova fase? Quali le prospettive per il prossimo futuro? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi di Roma.

Quali sono state le maggiori criticità nell’affrontare le emergenze del coronavirus?
Le criticità sono derivate soprattutto dal mancato coordinamento tra istituzioni sanitarie a livello centrale, presìdi ospedalieri, regioni, Asl, medici di base. Nella prima fase poi ci siamo trovati impreparati per scarsezza di reparti attrezzati per l’emergenza (terapia intensiva e subintensiva), medici ed infermieri, dispositivi di protezione medica (mascherine, tute, visiere, etc.), strumentazioni sanitarie. Lo sforzo è stato massimo, i medici hanno fatto il possibile, cosa dimostrata dalla perdita di vite del personale sanitario di ben 300 unità. Anche il rapporto con i medici di base non è stato facile a causa della non corretta individuazione dei diversi compiti assegnati a ciascun livello di gestione. Però, con lo sforzo di tutto il sistema sanitario e il lockdown generalizzato, si è riusciti ad arginare il contagio. Quello che sta succedendo con la seconda fase è invece conseguenza delle misure troppo blande che si sono adottate dopo la prima ondata: persone libere di circolare ovunque, apertura di discoteche e locali, tardivo obbligo di portare le mascherine, insufficienti controlli per contrastare la movida giovanile. Inoltre abbiamo fatto grandi errori rispetto al personale sanitario. Non sono stati rinnovati i contratti di giovani medici ed infermieri che erano stati assunti a tempo determinato. Per non parlare poi del personale sanitario che è pesantemente sottorganico e del mancato ricambio di personale giovane, se si pensa che l’età media è di 57 anni per i medici e 49 per gli infermieri. La criticità maggiore è in ogni caso la mancanza di un modello di sanità più efficiente.

E qual è secondo Lei il modello cui fare riferimento per contrastare le emergenze sanitarie e garantire un’assistenza migliore ai cittadini?
Io penso ad un modello di sanità unica ed integrata. Come Ordine dei medici, abbiamo presentato una proposta al Ministero della Salute per una nuova organizzazione sanitaria, dove ad ogni livello del sistema sanitario venga assegnata una funzione specifica: ricoveri e cure di emergenza negli ospedali, specialisti negli ambulatori territoriali, assistenza domiciliare ai medici di base. Questo modello peraltro non dovrebbe essere adottato per le sole situazioni di emergenza, ma per tutta la sanità in generale. Per quanto riguarda il Covid-19, dovrebbero essere inoltre rafforzate le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) e create strutture separate (alberghi o altro) con personale medico ed infermieristico, dove mettere i malati non ancora guariti ma non più bisognosi di cure ospedaliere.

Pensa che l’utilizzo del Mes avrebbe potuto o potrebbe ancora migliorare il sistema sanitario?
Io credo che i soldi servano, ma bisogna spenderli bene. Non utilizzarli per interventi emergenziali, scoordinati tra di loro, ma per attuare un nuovo modello di sanità integrata. Mes o non Mes, se non si spende bene, i soldi si sprecano.

Cosa consiglierebbe ai cittadini in questa nuova ondata della pandemia?
Le cose che si ripetono da più parti: rispettare le regole. Solo così potremmo evitare il lockdown generalizzato. Per mantenere ancora un po’ di vita normale, è necessario che ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

Maria Grazia Sentinelli