Dall’Esquilino a via Paolo Sarpi

Foto di Luca Ferrante

Zeng Bufeng, Presidente dell’Associazione Giovani Cinesi in Italia, ci racconta come sta cambiando la comunità cinese. E sul coronavirus, le preoccupazioni, gli allarmismi, ma, dal rione, anche tanta solidarietà
(Numero 30 – Bimestre mar-apr 2020 – Pagina 4)

Dagli ultimi dati del comune di Roma risulta che la comunità cinese di Esquilino ha subito una contrazione, raggiungendo una presenza di circa 600 residenti. Quali sono i motivi di questa diminuzione?
Effettivamente negli ultimi anni c’è stato un calo di residenti. Nei primi anni di insediamento dei cinesi nel rione, arrivavano soprattutto persone scarsamente scolarizzate che, attratte dalla espansione economica dell’Esquilino, si dedicavano ad attività di import-export. Con la comparsa delle seconde e terze generazioni, i giovani più istruiti hanno preferito dedicarsi ad altre professioni, come infermieri, tirocinanti presso studi di avvocati, commercialisti, ingegneri, trovando lavoro fuori dal rione. C’è da dire inoltre che l’Esquilino soffre di mancanza di spazi commerciali e di incentivi per aprire nuove attività; anche la normativa sul commercio è un po’ restrittiva e crea ostacoli all’espansione commerciale. A noi piacerebbe elevare il livello qualitativo dei nostri prodotti, magari attraverso negozi di ottica specializzata, enoteche, cibi orientali caratteristici, ristoranti di alto livello. Abbiamo fatto anche alcune riunioni con il dipartimento del commercio del Comune di Roma, cercando di capire quali sono gli ostacoli a queste trasformazioni. Ma finora non si è riuscito a fare molto, come invece è successo a Milano, nella zona di via Paolo Sarpi, dove, grazie agli incentivi dell’amministrazione comunale, si sono aperte nuove attività che hanno favorito anche una maggiore integrazione, tanto da definire quell’area un ‘modello di convivenza’. L’Esquilino è pieno di minimarket, moneytransfer e banchi di vendita al mercato rionale gestiti soprattutto dalla comunità bangladese, che attualmente è la comunità più numerosa nel rione.

Foto di Luca Ferrante

Quali sono, secondo lei, le maggiori criticità di Esquilino?
Noi soffriamo degli stessi problemi di cui si lamentano i cittadini italiani: l’inefficiente raccolta dei rifiuti, la trascuratezza di alcuni spazi pubblici (per fortuna ora si sta provvedendo alla riqualificazione del giardino di Piazza Vittorio), la presenza di persone che bighellonano per le strade a tarda sera mezze ubriache, la vendita delle merci contraffatte, il piccolo spaccio. Poi c’è il problema del mercato, che trasformandosi da mercato di rione a luogo di acquisto per tutta Roma, soprattutto dei cittadini extracomunitari, ha visto crescere moltissimo la quantità di merce scambiata col conseguente aumento delle attività di carico e scarico merci e dei problemi relativi alla viabilità circostante e allo smaltimento dei rifiuti.

Quali sono i rapporti con le altre comunità e con i residenti italiani di Esquilino?
Con le altre comunità il rapporto non è semplice, sia per le differenze culturali, sia perché mancano occasioni e luoghi di incontro che favoriscano la reciproca conoscenza. Con i cittadini italiani entriamo maggiormente in contatto, sia tramite le istituzioni sia direttamente con le loro associazioni, e tendiamo a instaurare un dialogo proficuo. Siamo disponibili ad avviare insieme alcune iniziative per migliorare il quartiere, come a volte abbiamo fatto con il Comune di Roma, con l’Ama, con gruppi di persone come ‘Esquilino chiama Roma’. Non dobbiamo dimenticare inoltre la presenza di tanti bambini e adolescenti che frequentano le scuole del rione, cosa questa che facilita la creazione di importanti relazioni ed amicizie con i ragazzi italiani e quelli delle altre comunità. La scuola è proprio l’origine dell’integrazione perché i nostri studenti imparano la cultura italiana. I nati a Roma si sentono italiani, tifano le squadre di calcio italiane, cantano l’Inno di Mameli, conoscono i cantanti e gli attori italiani, e quindi per loro non esistono i muri e le barriere che possono crearsi tra gli adulti. Queste amicizie alla fine favoriscono le relazioni anche tra i rispettivi genitori.

Veniamo ora alla recente esplosione del coronavirus. Quali sono stati gli effetti sulla comunità cinese di Esquilino?
Dobbiamo dire che la cosa in se stessa ci ha preoccupato molto, come crediamo abbia preoccupato tutti i cittadini italiani. Non ci sono piaciuti però la disinformazione e l’allarmismo – perlomeno nella fase iniziale – con cui le istituzioni, la televisione e i giornali hanno dato la notizia. Ciò ha creato molta paura nei residenti del rione, che hanno spesso assunto atteggiamenti discriminatori e al limite del razzismo, mettendo al bando i ristoranti e i negozi gestiti dai nostri concittadini, come se tutto fosse fonte di contagio. I danni alla nostra comunità e in tutta Italia sono stati ingenti. In questo momento, grazie alla diffusione di informazioni più precise da parte degli esperti, l’allarmismo è un po’ diminuito. Per fortuna, però, da subito ci sono state persone italiane, come per esempio molti insegnanti e genitori della scuola Di Donato, che hanno solidarizzato con noi e ci hanno sostenuto. Speriamo che prevalga il buon senso e che si distingua tra precauzioni ed allarmismo.

Maria Grazia Sentinelli