Decoro ed umanità a piazza Vittorio

Oltre lo stato di necessità, per l’emersione dei bisogni e l’integrazione
(Numero 35 – Bimestre mar-apr 2021 – Pagina 3)

I portici di piazza Vittorio sono spesso rifugio di senza fissa dimora alla ricerca di un riparo. Specialmente durante la stagione fredda, il numero delle persone che vi stazionano aumenta in maniera considerevole, creando disagio tra i residenti, anche perché, se talune sono semplicemente in cerca di riparo, altre sono moleste perché ubriache. Le prime lasciano dietro di sé cartoni e coperte, le altre distese di bottiglie vuote.
Tra i residenti c’è chi ha promosso una diffida rivolta ad istituzioni locali e nazionali per chiedere il ripristino di condizioni di decoro e sicurezza per i portici di piazza Vittorio e per la salvaguardia dei diritti primari dei senzatetto. La diffida, con più di cinquecento firmatari, in gran parte residenti dell’Esquilino, pur mettendo in evidenza la fragilità di questa umanità relegata ad ultima tra gli ultimi, ha dato come risultato degli interventi spot da parte delle forze dell’ordine e dell’AMA, che ha effettuato la pulizia dei portici con idranti, spazzando via le misere appartenenze dei senzatetto, tra cui le coperte che, invece di essere lavate, sterilizzate e riconsegnate, sono state semplicemente buttate, gettando ancor più nello sconforto e nel freddo questi individui già tanto provati dalla vita.

Stanziamenti comunali in ritardo

Il comune ha risposto di aver stanziato nove milioni di euro per queste situazioni ed altri novecentomila euro per l’emergenza freddo. Tuttavia, stando alle parole di Emiliano Monteverde, assessore municipale alle Politiche sociali, nei primi giorni dell’anno ancora non era stato messo niente a disposizione di questa somma. Il Municipio I ha effettuato degli interventi di mitigazione, anche se non è una contingenza che istituzionalmente gli compete. Ma, certamente, si tratta di una problematica che non può essere risolta in autonomia da un solo ente e che necessita dell’aiuto, dell’appoggio e della collaborazione di tutti. Non a caso, a questa situazione si è arrivati anche a causa degli sgomberi effettuati a Castro Pretorio e Termini, senza aver dato soluzioni abitative alle persone allontanate.

Una terza via è possibile

Molte associazioni si occupano con le loro azioni di volontariato di sopperire alle mancanze di istituzioni troppo spesso lontane dalle necessità dei cittadini. Ma offrire un pasto caldo o una notte in uno stanzone – di cui non si è neanche sicuri di poter usufruire, a causa del contingentamento dei posti letto, aggravato dalla situazione pandemica che stiamo vivendo – non è una soluzione a lungo termine che permetta una benché minima possibilità di reinserimento sociale. Quale può essere allora una terza via? Una tra le tante è quella proposta dall’Associazione Pianeta Sonoro, con il progetto ‘Akkittate’, responsabile Davide Conte. L’idea è quella di mettere a disposizione dei senza tetto degli appartamenti dove possano trovare non solo riparo per la notte, ma anche un posto da chiamare ‘casa’, così da non dover essere costretti ad abbandonare il rifugio la mattina, non sapendo se potranno trovarvi alloggio la notte dopo.
Questo, peraltro, consente alle associazioni coinvolte di eseguire un controllo igienico sanitario delle strutture, ma anche di coordinare una serie di interventi finalizzati ad aiutare i senza fissa dimora ad inserirsi nel tessuto sociale di questa città.
Una città che deve essere, oltre che la capitale politica e culturale del Paese, anche una capitale ‘umana’, un modello di politiche di intervento nel sociale, che rendano i suoi cittadini orgogliosi di essere romani di nascita o di adozione.
Quindi mettere a disposizione dei senzatetto appartamenti sparsi in tutti i quartieri di Roma, nessuno escluso, per evitare vergognosi ghetti, potrebbe essere una delle soluzioni possibili, anche se è vero che non esistono formulette magiche che funzionino per tutti indistintamente e che i senza fissa dimora non sono un’unica entità, ma portatori di necessità individuali. Proprio per questo, l’attività delle associazioni, del personale sanitario e di supporto psicologico avrebbero maggior possibilità di successo a lungo termine, intervenendo su soggetti i cui bisogni primari di un tetto, acqua e cibo siano stati stabilmente garantiti.

Un fatto ricorrente non è un’emergenza

ne nella quale si presenta ‘l’emergenza freddo’. Ma come è possibile chiamare emergenza una condizione che si presenta ogni anno? Allora ha senso tornare ora sull’argomento, perchè ora è il momento di lavorare per l’anno prossimo, perché non si debba di nuovo parlare di morti per il freddo, di disperati che trovano riparo sotto i portici senza che il comune abbia un vero piano di intervento, senza che i cittadini siano costretti a ricordare alla politica i suoi doveri attraverso diffide.
Il momento è ora non domani, gli interventi vanno pianificati ed i finanziamenti messi a disposizione subito per rendere l’Esquilino un posto dove i residenti possano sentirsi giustamente orgogliosi per le bellezze che li circondano ed allo stesso tempo a posto con la propria coscienza.

Mario Carbone