‘Erbe e frutti’ dei nostri nonni

Diventata Roma italiana, la politica annonaria rientra tra le priorità delle amministrazioni che si susseguono in Campidoglio a partire dal 1871. L’incertezza, tra una visione centralizzata dei servizi e una che punta su più centri all’ingrosso, fa sì che il problema dei mercati cittadini venga affrontato in maniera organica soltanto alla fine del secolo
(Numero 48 – Bimestre lug-ago 2023 – Pagina 4)

Nel novembre del 1899, il sindaco Emanuele Ruspoli, negli ultimi giorni del suo mandato, convinto della necessità di un unico mercato centrale in grado di esercitare il monopolio della distribuzione delle derrate ortofrutticole, decide di localizzare una nuova struttura annonaria, e destinata a ‘mercato coperto delle erbe e dei frutti’, all’Esquilino, tra viale Manzoni e le vie Emanuele Filiberto, Bixio e Vico (oggi non più esistente), in un terreno sufficientemente ampio (1,7 ettari) che gode di facile accessibilità per la vicinanza alla stazione Termini.
Il 16 marzo 1900 il nuovo sindaco, principe Prospero Colonna, porta in Consiglio comunale la proposta di Giunta, inizialmente contrastata sia dall’opposizione che da alcuni consiglieri di maggioranza per i tanti interessi in gioco. Tra gli aspetti controversi, viene evidenziato come la destinazione a sede di mercato di un’area del demanio comunale all’Esquilino, se ha il vantaggio di valorizzare terreni pubblici, provoca anche un aumento dei valori immobiliari e del mercato degli affitti, oltre alla delocalizzazione del ‘cuore’ commerciale cittadino in un quadrante nuovo della città, allora piuttosto periferico.

Un difficile avvio tra errori amministrativi,
boicottaggi e proteste

Dopo una settimana di dibattito, la proposta per un ‘mercato centrale delle erbe e dei frutti’ viene approvata. Il progetto prevede una struttura annonaria organizzata in padiglioni di legno destinati a magazzini e uffici, con ampi piazzali liberi da costruzioni, pavimentati e dotati di fontane e fontanili con acqua in abbondanza a getto continuo.
La ditta Calderai & Lazzarin, il 25 luglio 1900 si aggiudica l’appalto a condizioni favorevoli per l’Amministrazione grazie al consistente ribasso d’asta offerto, ma le varianti in corso d’opera porteranno, nel settembre 1901, alla stipula di una convenzione integrativa con aumenti del 50%. La responsabilità è dell’Ufficio tecnico che, tra l’altro, non aveva previsto l’illuminazione esterna. Tuttavia, grazie a una clausola, il Comune riesce a rescindere il contratto affidando l’appalto alla Società anglo-romana a condizioni migliori.
L’Ufficio di polizia urbana viene incaricato della gestione del mercato e il 2 febbraio 1902 l’Amministrazione comunale è in grado di disporne l’apertura, dopo una solenne cerimonia di inaugurazione con la partecipazione delle massime autorità cittadine.
Il mercato esquilino, recintato e protetto da una robusta cancellata metallica, ha l’ingresso principale dal lato di viale Manzoni e altri secondari in via Emanuele Filiberto e via Bixio. Strade e piazzuole interne sono permanentemente illuminate a giorno da grandi iampade ad arco, con vasche e fontane per il lavaggio delle erbe. Sul lato di viale Manzoni si trovano gli uffici, mentre sul lato di via Bixio trovano posto due caseggiati composti ciascuno da 19 magazzini in linea. Nei primi mesi, per agevolare l’avvio delle attività, con il trasferimento degli operatori restii a lasciare il vecchio mercato, le postazioni sono assegnate a titolo gratuito e poi a canone dimezzato. Malgrado questi incentivi, il mercato non riesce a decollare a causa del boicottaggio e della concorrenza slea- le dei privati di viale Trastevere. Quando nel maggio 1902 la Corte d’appello ordinerà la forzosa chiusura del mercato trasteverino, dichiarandone l’illegittimità, il nuovo mercato entrerà a pieno ritmo, confermandosi l’unico mercato ortofrutticolo della città, con un elevato gettito proveniente dalla riscossione dei diritti municipali.

Una serie di problemi portano
al successivo trasferimento all’Ostiense

La ridotta capienza dei magazzini a disposizione e le precarie condizioni igieniche ben presto daranno luogo al malcontento degli operatori e alle critiche della stampa. La Giunta Nathan, con la Società italiana di Alimentazione, non riuscirà a migliorare l’intero sistema dell’approvvigionamento e della vendita delle derrate agricole. L’ingresso del nuovo operatore nel mercato ortofrutticolo troverà l’ostruzionismo di ‘ematriciani, bagherini, beghe rimballe e pezzomanti’, una trentina di persone che controllano il commercio degli erbaggi in città. I tanti aspetti critici, tra cui l’accaparramento e l’usura da parte dei grossisti, porteranno il Consiglio comunale, nel marzo 1918, a prevedere lo spostamento all’Ostiense, nella sede dei Mercati generali. I terreni, non più necessari al mercato delle Erbe, verranno concessi al nuovo Istituto professionale in formazione, l’attuale Itis Galileo Galilei.

Carmelo G. Severino