I sepolcri repubblicani di via Statilia

Diverse tipologie sepolcrali in un unico sito archeologico
(Numero 4 – Bimestre nov-dic 2015 – Pagina 9)

Nel mondo antico erano utilizzati monumenti funebri di vario tipo, poiché due erano le pratiche di trattare il corpo dei defunti: l’inumazione (deporre il corpo in un sarcofago, nella terra ecc.) o l’incinerazione (cremazione).
Nel nostro rione vi è un luogo dove alcune tipologie sepolcrali sono riunite: via di Santa Croce in Gerusalemme, angolo via Statilia. Queste tombe furono rinvenute nel corso dei lavori di ampliamento della sede stradale di Santa Croce in Gerusalemme (1916-1917).
La tomba del libraio. La tomba più antica ha la facciata costruita con blocchi di tufo ed ha un’apertura al centro. Ai lati della porta si vedono due scudi, intagliati nella pietra. E’ tra questi due opla (scudi tondi di origine greca) che si trova l’epigrafe con l’identità dei proprietari del sepolcro: Publius Quinctius, liberto di Tito e libraio, sua moglie Quinctia e la concubina Quinctia Agatea. Inoltre leggiamo che Publius Quinctus aveva vietato agli eredi di entrare in possesso della tomba. Un dato molto importante è la mancanza del cognomen che, assieme all’aspetto del monumento, permette di datare il sepolcro al 100 a.C.
Il Gemino. Il secondo sepolcro è detto Gemino (doppio) per la sua struttura: con due ingressi ma con un’unica fondazione e con la facciata, la parete intermedia e il muro posteriore in comune.
Anche questo monumento funebre è in tufo e, ai lati delle porte, vi sono i busti dei proprietari delle tombe (liberti appartenenti alle famiglie Clodia, Marcia ed Annia): da una parte vi sono due uomini e una donna, dall’altra due donne. Probabilmente si tratta di uno dei più antichi esempi di sepolcro con la raffigurazione dei defunti (la tomba risalirebbe agli inizi del I secolo a.C.).
Sia la tomba del libraio che il Gemino risentono dell’influsso architettonico delle tombe rupestri dell’Asia Minore.
Il colombario. Accanto al sepolcro Gemino venne costruito un colombario. I colombari sono una tipologia di tombe molto utilizzata nell’antica Roma, poiché, dal momento che contenevano le olle (urne) con le ceneri del defunto, potevano sfruttare al massimo lo spazio a fronte di una popolazione in continuo aumento. I colombari smisero di essere utilizzati con l’avvento del Cristianesimo, che non prevede la cremazione.
La struttura rinvenuta è in opera quadrata in piperino e le fondamenta sono in calcestruzzo, blocchi di cappellaccio e di tufo. Nelle nicchie sono ancora visibili le tracce di intonaco colorato e le impronte delle urne.
L’altare. L’ultimo sepolcro (metà I secolo a.C.) è a forma di altare. Grazie agli scavi è stato possibile capire che inizialmente era collocato in un luogo aperto e abbastanza ampio, per poi essere racchiuso da mura. Da quanto si può leggere sull’epigrafe, i proprietari della tomba erano due Aulii Caesonii e una donna: Telgennia.

Antonia Niro