Il car-sharing: dalla proprietà dei mezzi alla disponibilità d’uso

L’affermazione di questo sistema di trasporto è stata possibile grazie al superamento di notevoli problemi tecnici
(Numero 20 – Bimestre lug-ago 2018 – Pagina 2)

Giusto ventuno anni fa, a giugno del 1997, fui nominato da una società di Actv (Azienda Consorzio Trasporti Venezia) componente della commissione per lo studio e realizzazione di un sistema di car-sharing finanziato dalla Comunità Europea, nell’ambito del Programma Thermie. Sapevo poco del car-sharing e, per saperne di più, consultai il Nuovissimo Melzi di inizio ‘900 e l’Enciclopedia Treccani degli anni ’30. La voce car-sharing non esisteva.
Un veicolo in comune. Il car-sharing è l’uso collettivo di un parco di veicoli tra persone che si associano a questo scopo. La condivisione di una vettura occupa la nicchia intermedia tra il taxi e il trasporto pubblico. Il terreno di sviluppo del car-sharing era, ed è, quello della penuria di spazio e/o di tempo, della disponibilità di una autovettura e del desiderio di razionalizzare spese e investimenti.
Un’auto in sosta occupa almeno 10 mq, fa in media 3 spostamenti al giorno di 9 km ciascuno della durata di 20 minuti. La mancanza di parcheggi costringe alla sosta su strada, intralcia la mobilità privata e quella pubblica. Con il car-sharing si risparmiano i costi di gestione della vettura: le tasse, la pulizia, la manutenzione e le eventuali riparazioni sono a cura del gestore, come pure lo svolgimento delle pratiche burocratiche. Con il car-sharing si assiste alla trasformazione di un bene personale in un servizio che si paga se si usa. Se poi le auto a disposizione sono elettriche, si ha il vantaggio, almeno in molte città, di poter circolare nei giorni di blocco del traffico, e poter accedere alle zone a traffico limitato.
Occhio agli incivili! Ma bisogna prevedere danneggiamenti, vandalismo e un uso improprio dall’auto. La Fiat, tanti anni fa, aveva organizzato a Torino un sistema di noleggio rapido con copertura assicurativa “kasko”: ebbene, ogni più piccolo incidente d’auto figurava provocato da un’auto del car-sharing. E non parliamo di treni di gomme nuove sostituiti da gomme vecchie. Tante questioni e problemi servirono a definire un sistema di carta, ma poi era necessario realizzarlo con pezzi di ferro.
Una tessera per guidare. I punti cruciali del car-sharing sono il rilascio automatico della vettura dal suo stallo di sosta-ricarica all’utente, il controllo delle percorrenze e degli incidenti, la riconsegna della vettura alla disponibilità del sistema e la contabilizzazione dell’uso fatto. Nel 1998, non esistevano ancora tutte le “App” che oggi permettono, per esempio, il rilievo della posizione, la trasmissione delle percorrenze, la segnalazione degli incidenti e delle manomissioni: tutte cose che ormai consideriamo indispensabili per gestire una flotta di veicoli. Il sistema affine più evoluto era quello del circuito Bancomat, e questo fornì lo scheletro al Sistema car-sharing Venezia: ogni utente doveva registrarsi a un Centro Gestione per ottenere una tesserina tipo bancomat con la quale poter ritirare la vettura dal parcheggio dedicato. Alla riconsegna, il sistema faceva un check dei danni e delle percorrenze e, se la vettura fosse stata correttamente messa in carica, procedeva alla contabilizzazione del servizio. E qui il presidente dell’Actv, Renzo Brunetti, ebbe due buone idee. La prima fu di applicare il sistema in un’isola, al Lido di Venezia, in modo da evitare troppi allontanamenti. L’altra che il sistema fosse gestito dalla Cooperativa Tassisti del Lido: i tassisti avrebbero potuto rilevare le auto ferme o un loro uso improprio e avrebbero avuto un utile per un servizio nuovo che non faceva loro concorrenza.
Il sistema fu presentato ufficialmente, con tanto di prototipi funzionanti e uno spazio dedicato, nelle giornate della Conferenza Nazionale dell’Energia e Ambiente, nell’autunno del ’98, all’Eur. Ma non richiamò alcun interesse. C’era da aspettarselo, di fronte alla grande Energia e ai grandi temi dell’Ambiente, il car-sharing era solo un bruscolino.
Dalla proprietà alla disponibilità d’uso. Intanto, a Venezia Lido continuavano i lavori per le autorizzazioni all’installazione delle colonnine di ricarica per quattro postazioni e i loro allacci alla rete Enel. Nella primavera, il sistema fu inaugurato ufficialmente e, nella presentazione, il sindaco di Venezia dell’epoca, Massimo Cacciari, disse: “La spinta all’introduzione del trasporto urbano e di quello collettivo in particolare non è venuta solamente dal progresso tecnico ma anche da mutamenti di costume, di psicologia sociale e di organizzazione economica. Oggi siamo ad uno snodo, nel quale la disponibilità di uso e non la proprietà dei mezzi di trasporto può essere elemento per costruire una mobilità sostenibile.”
Oggi il car-sharing lo troviamo ovunque, anche del nostro rione, e organizzazioni pubbliche e private offrono ottimi servizi di gestione, con attrezzature elettroniche e di comunicazione stupefacenti.

Carlo Di Carlo