Le bici perdono la strada ma trovano casa

Una nuova delibera prevede che si possa lasciare la bici negli spazi comuni dei condomini. Pena multe da 25 a 500 euro
(Numero 18 – Bimestre mar-apr 2018 – Pagina 2)

Dopo la seconda guerra mondiale, nel ’46-’47, a piazza Vittorio, lato via Emanuele Filiberto, c’era il più grande mercato di biciclette di Roma, molte erano rubate. Lì, il protagonista del film ‘Ladri di biciclette’ ricerca la sua, rubata mentre attaccava i manifesti del film ‘Gilda’, tra le centinaia esposte nelle bancarelle. Ma poi vennero le Vespe e le Lambrette e dopo le 600. Le bici divennero più rare.
Il ritorno della bicicletta. Negli ultimi venti anni sono riapparse, prima timidamente, poi sempre più numerose. Prima vecchi catorci, poi sempre più spaziali e addirittura con pedalata assistita da motore elettrico per non faticare nelle salite. Ma le bici non avevano più strade. Le auto avevano occupato tutto: carreggiate e marciapiedi. E non avevano più casa: cantine, sottoscala e micro magazzini che servivano da ricovero, erano diventati negozietti.
Non c’erano più i ‘biciclettari’ che le avrebbero potute aggiustare o riparare le gomme bucate. Anche l’immagine della bici era cambiata: da oggetto per gite in comitiva era diventata, suo malgrado, oggetto pericoloso. Il loro habitat si era ridotto a poche zone di tradizione e pianura, fino quasi a scomparire da Roma, dove ci sono sette e più colli e bisogna presentarsi in ufficio in giacca e cravatta, non certo con le mollette del bucato a stringere i pantaloni.
La burocrazia non tiene il passo. Ma auto e moto spernacchiavano e inquinavano l’aria. I mezzi pubblici si litigavano lo spazio con le auto ed erano sempre più lenti e con orari inaffidabili. Di fronte ad una nuova esigenza di cambiamento, i responsabili della mobilità incominciarono a parlare di ‘mobilità dolce’ e di ‘pedonabilità’, e furono fatti tutta una serie di biciclopiani con valutazioni economiche e croprogrammi. A Roma nel 2010 si prevedevano 137 km di piste ciclabili, molte da realizzare entro il 2013 e altre entro il 2016. Piste se ne sono realizzate pochine, in compenso però si sono inventate tante parole: cammini, ciclovie, strade bianche, greenways, cicloferro, ferrovie turistiche, per finire ai ‘laboratori della lentezza’. A Roma non era necessario inventare questi laboratori: la lentezza dominava già da tempo nelle varie amministrazioni e nelle burocrazie comunali.
Ma i ciclisti, pur andando piano, hanno distaccato, e molto, le promesse e la mancata attuazione dei programmi. E allora si riprendono le strade, qualche volta giustamente e qualche volta no.
Tempo fa, sotto la galleria di Santa Bibiana, ‘ciclisti fai da te’ hanno disegnato una pista ciclabile per collegare l’Esquilino con San Lorenzo. L’iniziativa ha suscitato l’ira della assessora Meleo, che ha definito vandali gli autori del gesto. Per riportare a normalità la situazione, dopo qualche mese c’è stato l’intervento ufficiale: è stato realizzato un tronchetto che inizia male e finisce peggio, a dimostrazione dell’inutilità funzionale e dell’impossibilità tecnica. E’ un modo di operare per assicurare il fallimento di tante iniziative.
Alcuni ciclisti hanno ancora stressato il ‘fai da te’ viaggiando contromano nei sensi unici, con la scusa che spesso costituiscono scorciatoie. Varie sentenze della magistratura hanno però stroncato questa pretesa che stava diventando abitudine.
Una casa ritrovata? Con il passare degli anni, le bici non solo avevano perso la strada, ma anche la casa. Lasciate sulla strada, sono facile preda di uomini cattivi che le rubano e le rivendono a pochi soldi. Però, proprio dall’altro giorno, i ciclisti romani non saranno più costretti – o almeno si spera – a portarsi le bici in casa. Secondo quanto ci ha illustrato il presidente della commissione Mobilità di Roma Capitale, Enrico Stefàno, potranno parcheggiarle negli spazi comuni dei propri condomìni, per esempio nei cortili o nei giardini. E’ stato infatti introdotto l’articolo 37-bis nel Regolamento generale edilizio del Comune di Roma intitolato ‘Spazi destinati al parcheggio esclusivo delle biciclette’. Eccone il testo “1) ln tutti i cortili degli edifici esistenti è consentito il parcheggio delle biciclette; 2) ln caso di nuova edificazione, di demolizione e ricostruzione o di ristrutturazione edilizia di interi edifici, devono essere ricavati, in misura non inferiore al 2% della superficie oggetto dell’intervento, appositi spazi, resi opportunamente accessibili, ubicati nei cortili o in altri spazi di uso comune dell’edificio, destinati al parcheggio esclusivo delle biciclette; 3) ln entrambi i casi previsti dai commi 1 e 2, gli spazi destinati al parcheggio delle biciclette sono a servizio esclusivo di chi abita o lavora negli edifici collegati al cortile e alle parti di uso comune; 4) ln caso di inosservanza alla presente norma e’ prevista, ai sensi dell’art. 7/bis del D.lgs 267/2000, una sanzione amministrativa, da un minimo di 25 euro a un massimo di 500 euro (ex art.7-bis D.lgs 167/2000)”.
La conquista della casa per le bici è solo la vittoria di una battaglia nella guerra per la mobilità dolce. Sognando future piste riservate.

Carlo Di Carlo