L’epidemia e le diseguaglianze di salute

Numero 33 – Bimestre nov-dic 2020 – Pagina 5

Filippo Gnolfo, Dirigente dell’Asl Roma1 e responsabile dell’Unità operativa Salute Migranti, parla degli interventi effettuati nei confronti delle persone fragili nel territorio dell’Asl Roma1 e dell’Esquilino

In questo periodo particolarmente difficile, che tipi di intervento avete messo in atto riguardo le persone più fragili?
Siamo intervenuti negli insediamenti rom con Sanità di frontiera e Comunità di S. Egidio, svolgendo attività di prevenzione, distribuendo mascherine e kit igienizzanti, ma anche pacchi viveri, informando le persone sulle modalità per ottenere i bonus previsti per far fronte all’emergenza Covid-19.
A via Giolitti e via Marsala, le cliniche mobili di Intersos e Medici per i Diritti Umani sono diventate un punto di riferimento per senza dimora, immigrati, persone in difficoltà, intervenendo anche in favore delle occupazioni abitative, come nell’edificio di via Santa Croce in Gerusalemme. Nel periodo del lockdown, siamo riusciti a sviluppare una rete invisibile di relazioni tra attori diversi che ha permesso di segnalare tempestivamente casi positivi o sospetti.Abbiamo salutato con favore la presenza dell’équipe delle associazioni, ‘sentinelle’ nel territorio che svolgono attività sociosanitarie per prevenire la diffusione dell’epidemia.

Come state reagendo alla seconda ondata dell’epidemia?
Purtroppo dal mese di ottobre la curva epidemica è risalita, con molteplici situazioni critiche che stanno impegnando i servizi e le associazioni, anche nel territorio di Esquilino. Questa situazione critica ha comunque rinsaldato la rete di collaborazione tra Centrali Covid-19, Drive-in Sisp, Ufficio Salute Migranti e Terzo settore, sia sul campo sia creando un Tavolo di confronto con diverse associazioni (Msf, Intersos, Medu, Sanità di frontiera, Caritas).
Voglio dire infine che il contrasto di questa epidemia ha prodotto l’arretramento di servizi come gli ambulatori Stp (per immigrati senza permesso di soggiorno). Come segnalato dai colleghi del Poliambulatorio Caritas di via Marsala, stiamo tornando indietro di 30 anni, alle ‘malattie della povertà’. Le persone incontrano difficoltà ad accedere ai percorsi per malattie croniche (cardiopatie, neoplasie), ai servizi di salute mentale, con una tendenza ad abbandonare le cure, accentuando le disuguaglianze di salute.
Se abbiamo a cuore il servizio sanitario nazionale, dovremmo pensare a come rafforzare questo tipo di interventi verso le persone socialmente escluse.

Maria Grazia Sentinelli