L’intervista: Giuseppe Moschitta, responsabile del Commissariato Esquilino

(Numero 23 – Bimestre gen-feb 2019 – Pagina 5)

“Qualunque problema non risolto dalle istituzioni competenti, prima o poi, diventa una questione di polizia: l’illuminazione è carente? Ci sono episodi di furto. Non c’è assistenza, sostegno all’integrazione? Si crea disagio e si finisce con l’avere problemi di sicurezza”.

Commissario, i residenti considerano alcune zone del rione, come parte di via Giolitti e l’area intorno al mercato, a forte rischio, anche per la presenza di immigrati dediti a commerci poco chiari.
La migrazione va governata a livello internazionale, noi non abbiamo grandi strumenti. Il mercato costituisce un’attrattiva fortissima per gli stranieri, perché ne fanno luogo di incontro per concludere la loro economia informale o per il piccolo furto. Abbiamo aumentato i servizi visibili, di prevenzione generale, abbiamo una macchina fissa vicino al mercato e questo ha migliorato la situazione. Ma spesso i reati contestati sono di tipo amministrativo, come nel caso del mercato abusivo di via Ricasoli. Un apporto di multiculturalità in un contesto sociale lo arricchisce, ma porta complessità e questa va governata.

Che rilevanza ha e come è organizzato lo spaccio?
Roma è sempre stata un luogo di spartizione, mai di dominio: in questo quadro si sono inserite le criminalità straniere. Quanto alla droga, ci sono dei filoni etnici: quella venduta dallo spacciatore nigeriano arriva da un canale nigeriano. Ma bisogna dire che qui all’Esquilino non c’è il supermarket della droga: qualche giorno fa, ad Anzio, sono stati sequestrati 40 chili di cocaina. Qui non è mai accaduto.
Spaccio, scarsa illuminazione: tra residenti è diffusa una percezione di insicurezza.
Sul fronte dei dati si può ragionare, ma la percezione è soggettiva: noi non possiamo mettere una macchina ad ogni angolo. Il problema è che abbiamo 150 persone circa che dormono per strada. Ma, ad esempio, qui non ci sono stupri, il caso della senza tetto a Colle Oppio è unico, non ci sono rapine, non ci sono reati gravi. Qui abbiamo soprattutto il furto con strappo, per lo più intorno alla Stazione Termini e a danno soprattutto dei turisti. Il territorio, in realtà, è ipervigilato. Peraltro, l’illuminazione è un forte deterrente e Roma è una città buia. L’Esquilino lo è ancora di più, e al buio chiunque si sente insicuro. Paradossalmente, però, gli episodi di criminalità si concentrano di giorno e i delinquenti vengono da fuori, è gente che si sposta: questo vuol dire che la comunità stanziale è tranquilla.

Che ci dice della situazione sul fronte del commercio, i tanti negozietti, le bancarelle…
La regolamentazione del commercio è di competenza comunale, l’applicazione delle norme compete alla polizia municipale. Ciò non toglie che, in qualche occasione, siamo andati a supporto. Comunque, non ci sono molte irregolarità: sono postazioni regolari, alcune fisse, la maggior parte a rotazione. Il quadro, del resto, è di deregolamentazione del commercio. Il fatto è che Roma non è una città normale, ci vogliono strumenti per tutelare il centro storico. E l’unico strumento è il regolamento del commercio.

Nel rione c’è un fiorire di strutture ricettive, affittacamere, B&B.
Lavoriamo tantissimo su questo fronte: credo che abbiamo fatto almeno 50 o 60 provvedimenti di chiusura temporanea. Noi puntiamo sulla mancata denuncia degli alloggiati. Poi, quando si va per il controllo, si contesta tutto: se manca l’estintore, se la Scia è autorizzata per un certo numero di posti e sono di più. La revoca della licenza, comunque, compete al comune.

Paola Mauti