Un giro in passeggino all’Esquilino

Numero 32 – Bimestre set-ott 2020 – Pagina 13

La vita del rione vista da dietro le quattro ruote di una carrozzina

Il passeggino saltella tra le buche, Amelia è appollaiata con gli occhi vigili e sgranati. Quando ci inerpichiamo nella sfida rally per le strade dell’Esquilino, in trenta metri lei si addormenta. Faccio sempre lo stesso giro.

Un percorso ad ostacoli. Via Principe Eugenio, buca, via Cairoli, doppia buca, piscio, siringa, tento l’attraversamento su via Conte Verde. Sfrecciano macchine e moto. Un ragazzo rallenta, faccio due passi, sfrecciano camion e moto, aspetto, un taxi rallenta io finisco di attraversare e Amelia già sogna.
Cammino verso la pizzicheria salentina Radici; scarto bottiglie di birra, piscio, un uomo mezzo morto a terra, buca, merda di cane, cassonetti colmi; una signora indossa la mascherina sotto al mento, si china ed emette un suono gutturale desiderosa di risultare tenera agli occhi di Amelia che però dorme imperturbabile. La signora mi saluta sconfitta sputacchiando. Arrivo a destinazione.
Saluto Andrea, guardo i tavolini all’aperto posizionati con discrezione, senza piagnistei. Gli commento il sorriso radioso definendolo ‘foggiano’ e il suo amore in cui affondano le radici leccesi si offende. Resto sulla porta, mi passa i taralli alla cipolla e la parmigiana per il pranzo di domani. Amelia dorme, i piedi piazzati per aria come una piccola boss in ufficio. Il caldo ci fa correre, saluto e attraverso la strada. Indosso la mascherina ed entro da Ciamei.
Intravedo Francesco Ciamei muoversi vicino alla tostatrice. Prendo un po’ di caffè per casa. Miscela Supremo, la stessa con cui produco il gelato.
Mi aspetta la merenda con Amelia in attesa di mamma Domitilla. Saluto Francesco. Amelia dorme, io guardo l’Esquilino che vive.
Sbarco sotto i portici dell’Enpam. Sono limpidi, profumano quasi. Quasi. Arrivo al bar vicino al fioraio in piazza Vittorio mi siedo su una sedia. Prendo una Coca Cola light e mangio i taralli, sono squisiti. I lavori nella piazza continuano, sorrido. Sarà meravigliosa, sarà bella, pulita, ci torneranno i bambini e i senza dimora e gli spacciatori e gli alcolizzati. O magari no. Mangio un altro tarallo, friabile, cipolloso, delicato. Che buono, b u o n o.

Strani movimenti e segreti esquilini. Un tossico con un cane, guinzaglio teso, litiga a pochi metri da me. Amelia continua a dormire, l’uomo litiga con una donna magra, mezza nuda. Bestemmia. Lei gli dà uno schiaffo, poi un altro poi un altro ancora poi un altro ancora e poi un ultimo con l’altra mano. Faccio per alzarmi. Lui non reagisce. Un’anziana compra una pianta dal fioraio, non sente lo schioccare degli schiaffi mentre odora i fiori. Mi fermo, prendo un altro tarallo, se non fossi con Amelia interverrei. O forse no.
Passano due ragazzi con la scritta gialla ‘Esquilino basket’ sulla maglietta, dietro di loro un tipo con una Peroni in mano e il volto affilato dalla vita si stacca dal solito gruppetto, aggiusta il borsello e indossa un cappellino, direzione entrata metro A, per controllare che lo spaccio non si intoppi. Intravedo poi la novità del giorno, butto un occhio ad Amelia che continua a dormire serena. Uno del gruppetto apre una bustina, la stropiccia sul muretto, si china, stende la polvere, avvicina il naso e fa un bel respiro impastato e tira una botta come si deve. Bevo la Coca Cola facendo rumore con la cannuccia, sento un brivido fresco. I taralli di Radici sono irresistibili.
Guardo dentro la piazza. È tutto un brulicare. Chi pialla chi martella chi guida piccoli muletti, chi mangia un panino con mortadella con ottime probabilità portato da casa. Mi alzo, pago la Coca Cola e torno su via Principe Eugenio. Amelia, provate a indovinare. Dorme. Ma con mezzo occhio aperto come a dire: ‘Sento che mamma si sta avvicinando’.
Da lontano vedo dei ricci sparati, l’andatura della mamma cui è mancata la figlia, gli occhi luminosi che Amelia ha ereditato. Le ruote del passeggino si puntano dentro una buca, io sono distratto, quant’è bella. Supero la buca, bacio Domitilla, Amelia inizia ad aprire entrambi gli occhi. È ora di chiudere con l’aperitivo su via Merulana. Direzione zuppa vietnamita in un locale dove la cucina asiatica è ricca di sentori dei paesi d’origine e non condito di modaiole rivisitazioni prive di autenticità.
Percorriamo via Bixio. Davanti alla scuola Di Donato alcuni ragazzi chiacchierano e rispettano le distanze. La signora dell’ottima enoteca sulla via ci saluta con quel sorriso sempre vero e materno.
Attraversiamo Piazza Dante all’ombra dello stabile che ha dato luce alla piazza, guardo il giardino off limits che è quasi pronto nel segreto segretissimo dei servizi segreti, però i tappi di birra fusi nell’asfalto ancora ci sono, monito di anni e anni e anni di niente.

Finalmente a tavola! Siamo a via Merulana. Il ristorante Vietnamita PHO1 è aperto. Ci sediamo all’esterno, Amelia è sveglia ci guarda e ride. Ordino due zuppe con spaghetti di riso e manzo grigliato. La via è in ordine, pulita. È ancora presto ma la fame trasforma l’aperitivo in cena.
Vorrei spiegarvi quanto spesso preferisca la cucina asiatica a quella italiana, Domitilla mangia e io confesso questo mio piccolo segreto ad Amelia, che dall’alto dei suoi quattro mesi e gli occhi limpidi, mi sorride e non mi giudica perché per lei mangiare ha ancora il suo significato primario e unico, sopravvivere.

Andrea Fassi