Via Principe Umberto: la Zecca del Regno

La storia del palazzo e del museo voluto da re Vittorio Emanuele III appassionato numismatico
(Numero 19 – Bimestre mag-giu 2018 – Pagina 5)

Dopo il 1870 Roma era passata da capitale di un piccolo Stato ecclesiastico a capitale di un grande Stato europeo. In questo contesto, secondo gli iniziali programmi, l’Esquilino, primo “quartiere” di Roma italiana, era destinato ad ospitare alcuni dei più importanti servizi a scala urbana, dal Palazzo delle scienze e dei musei, all’Archivio centrale del regno, al Policlinico. Nessuno di questi, però, venne realizzato nel rione, a causa delle varie contingenze che concorsero “a dequalificare il quartiere, rispetto al primitivo concetto grandioso che lo aveva ispirato”.
Una nuova localizzazione. Agli inizi del Novecento, invece, il governo decide di trasferire proprio all’Esquilino la Zecca del Regno, l’importante struttura pubblica che si trovava ancora nei locali dell’ex Zecca pontificia, in via delle Fondamenta, dove dal 1871 era stata provvisoriamente alloggiata. Dal 1892, infatti, la produzione delle monete e le altre funzioni collegate sono state assegnate alla sola zecca di Roma, esautorando Milano, e la vecchia sede presso i giardini vaticani non è più funzionale. Pertanto, nel 1904, decisa ope legis la costruzione di un nuovo fabbricato, viene individuato un terreno posto tra via Principe Umberto, via Cairoli, via Principe Amedeo e via Lamarmora, vicino a Termini e non lontano dal ministero del Tesoro. Per la sua realizzazione, un decreto del novembre 1904 prevede espressamente un concorso pubblico ma i progetti presentati risultano deludenti con proposte prive di funzionalità. Si affida quindi la redazione direttamente al Corpo reale del Genio civile e l’ingegner Pollastri progetta un organismo edilizio composito, sede non soltanto della produzione monetaria dello Stato ma anche della scuola dell’Arte della medaglia e del Museo numismatico. L’edificio di progetto occupa l’intero lotto a disposizione, con il corpo di fabbrica principale organizzato a ziggurat ed allineato sul fronte della via Principe Amedeo, che costituisce il lato da cui è previsto l’accesso principale – prima quindi che il Consiglio superiore dei Lavori pubblici decidesse diversamente, il 15 luglio 1907, spostandolo sulla via Principe Umberto.
I lavori di costruzione. Aperto il cantiere nel giugno 1908, durante i lavori per le fondazioni si presentano enormi difficoltà per una falda acquifera che si rivela ben più consistente del previsto, con l’acqua che invade “copiosamente i cavi dei piloni”. Nonostante l’impiego di “una pompa centrifuga mossa da motore elettrico” non si riesce a raggiungere il terreno solido, posto diverse decine di metri sotto il piano stradale. Per evitare ulteriori scavi sott’acqua, in condizioni difficilissime e quindi spese ingentissime, si decide di raggiungere il terreno solido “coll’intermediario di una robusta palificata”. E così, nel fondo di ciascun pilone, “mantenuto sempre asciutto dal funzionamento ininterrotto della pompa”, vengono infissi dei grossi pali di pino lunghi 5-6 metri (in ragione di 4-5 pali al mq) e tra questi “se ne infissero altri più piccoli e più corti a maggior costipamento del terreno”.
Un progetto integrativo. Le difficoltà incontrate impongono una perizia di variante ed un nuovo progetto per rinforzare le fondazioni del corpo di fabbrica principale, posto adesso su via Principe Umberto, che viene redatto dall’ingegnere Carlo Mongini sempre del Corpo reale del Genio civile. Ripresi i lavori, la costruzione viene ultimata nel 1911 in tempo utile per essere ufficialmente inaugurata il 27 dicembre con una cerimonia pubblica in forma solenne alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Fortemente voluto da re Vittorio Emanuele III, grande collezionista, nel palazzo della Zecca viene anche predisposto il museo numismatico che espone, tra monete, medaglie, oggetti di conio e bozzetti di cera, una collezione vastissima, con molti pezzi rari e pregiati.
Gli anni della crisi. Nel 1999 la produzione di nuove monete viene trasferita in un nuovo stabilimento, mentre il museo numismatico ha già lasciato da tempo l’Esquilino, trasferito, prima in via XX Settembre nel palazzo delle Finanze e poi sulla via Salaria, dove si trova ancora oggi con oltre ventimila opere tra monete, medaglie, punzoni, modelli in cera e macchine industriali d’epoca. Per il palazzo della Zecca nel suo complesso, con la perdita di molte delle sue funzioni, ha quindi inizio un lungo periodo di crisi e di degrado.
Il prossimo futuro. Dopo anni di abbandono – era rimasta attiva soltanto la scuola dell’Arte della Medaglia – finalmente, il concorso per la redazione del progetto di fattibilità tecnico-economica finalizzato agli interventi di riqualificazione e recupero dell’intera struttura, recentemente indetto dal Poligrafico dello Stato, rimette tutto in movimento con la previsione di un grande spazio culturale e polifunzionale a servizio non solo del rione Esquilino ma dell’intera città di Roma.

Carmelo G. Severino