A pochi passi dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme è possibile ammirare gli ambienti e le decorazioni di un’antica residenza romana
(Numero 9 – Bimestre nov-dic 2016 – Pagina 9)
L’iniziativa “Santa Croce Effetto Notte” è giunta alla sua sesta edizione. Anche questa estate cittadini romani e turisti hanno avuto l’opportunità di assistere a concerti e proiezioni cinematografiche oltre a visitare alcuni imponenti resti archeologici dell’Esquilino, quali il Sessorianum e il Circo di Varo. Tra questi, ben più conosciuti, è stato possibile accedere anche ad una domus, situata all’interno della proprietà Acea, a ridosso di un grande trasformatore, tra le Mura Aureliane e via Eleniana. La località nell’antichità veniva chiamata ad Spem Veterem, per la vicinanza dell’antico tempio della Speranza Vecchia. In età repubblicana, l’area era utilizzata come luogo di sepoltura (la tomba di Eurisace è molto vicina, inoltre sono state trovate epigrafi appartenenti a sepolture di altri fornai), mentre in età imperiale si trasformò in un vero e proprio quartiere residenziale.
Tra mosaici e affreschi. Durante alcuni lavori dell’Acea nel 1982, vennero alla luce quattro ambienti di una domus databile all’età imperale (inizi II secolo d.C.). In epoca antica si accedeva a questi ambienti seminterrati della domus tramite una scalinata in marmo greco, di cui restano tre gradini. La scala terminava in un corridoio dalle pareti affrescate: al di sopra di uno zoccolo di intonaco rosso scuro, sono tutt’ora visibili dei pannelli in cui sono inserite delle figure maschili e femminili. Il pavimento è ricoperto da un bel mosaico, diviso in quadrati in base al colore delle tessere: gialle e grigie. Sul corridoio si aprivano alcuni ambienti. Il più interessante è quello che per alcuni studiosi è il tablinum (l’ambiente più importante di una domus, una sorta di salotto), mentre per altri è il triclinium (locale dove venivano serviti i pasti). Qui le pareti sono decorate da bellissimi affreschi: c’è uno zoccolo dipinto in rosso che corre lungo tutte le pareti, al di spora del quale ci sono de+M315i riquadri, nei quali sono raffigurati soggetti naturalistici: pavoni, stambecchi, volatili. In altri pannelli sono raffigurati un uomo ed una donna ed una figura femminile che con un gesto della mano sembra quasi invitare gli ospiti. I colori più utilizzati per questi affreschi sono il giallo, il rosso ed il bianco. Il pavimento di questa stanza è riccamente decorato da un bel mosaico realizzato con tessere bianche e nere, disposte secondo motivi geometrici (croci, svastiche, fiori stilizzati). Da questa stanza si accede ad un ambiente più piccolo, in cui si trovano affreschi con pannelli bianchi inquadrati da cornici gialle e verdi e separati tra loro da linee rosse. Sia i mosaici che le pitture vennero realizzati in età severiana (fine II secolo d.C. III d.C.) e restaurati nel IV secolo.
A chi apparteneva la domus? Verso la fine del milleottocento, sono state rinvenute nei pressi dell’acquedotto Claudio delle fistualae aquariae (condutture idriche), su cui è scritto il nome di Aufidia Cornelia Valentilla; secondo alcuni studiosi sarebbe lei la proprietaria di questa domus, mentre secondo altri Aufidia Cornelia Valentilla sarebbe la proprietaria di quella più vicina a Porta Maggiore. Entrambe le domus subirono delle modifiche durante la creazione degli Horti Variani, per poi essere inglobate o nel Sessorianum o nel palazzo imperiale fatto edificare da Costantino agli inizi del IV secolo. Successivamente, per volere dell’imperatore Onorio (401-406 d.C.), vengono effettuati dei lavori di restauro alle Mura Aureliane e molto probabilmente l’area residenziale annessa al Sessorianum venne abbandonata.
Comprensorio archeologico di Santa Croce in Gerusalemme
Visitabile ogni 1° e 3°sabato del mese su prenotazione
Per informazioni e prenotazioni: 06.39967700 (lunedì-venerdì 9-18; sabato 9-14)
Antonia Niro