Agli albori della Roma cristiana

Chiese esquiline e prime comunità
(Numero 5 – Bimestre gen-feb 2016 – Pagina 8)

Con Costantino (280-337 d.C.) e poi con Teodosio (347-395 d.C.) che rende il cristianesimo religione di Stato, Roma si riorganizza per assumere, con la supremazia ecclesiastica, il ruolo di centro universale della nuova religione. In questo contesto, l’abbandono del paganesimo per il dio dei cristiani diviene pratica sempre più diffusa, non soltanto tra i poveri ma anche e soprattutto tra i cittadini romani appartenenti alla ricca e potente aristocrazia, i quali, pur non rinnegando il loro nome ed il loro patrimonio di famiglia, in gran numero pongono i loro averi a disposizione delle nuove comunità cristiane.
L’Esquilino di allora. Al Laterano, dopo la vittoria di Costantino su Massenzio (312 d.C.), papa Silvestro I, per volontà dell’imperatore, aveva fatto edificare, oltre al battistero, la prima basilica cristiana dedicata al Salvatore e ai santi Giovanni, Battista ed Evangelista, ed il Patriarchio, destinato ad essere per secoli la sede dei vescovi di Roma.
Nell’area del Sessorium, prossima alle Mura Aureliane oggi corrispondente all’area a ridosso di porta maggiore, nel grande atrio della residenza imperiale, Elena (320-325 d.C.) madre di Costantino, tornata dalla Terrasanta con le reliquie della Croce, aveva fatto edificare la basilica di Santa Croce in Gerusalemme.
Sul Cispio, il colle più elevato dell’Esquilino, nel 358 d.C., papa Liberio I aveva fatto edificare una chiesa dedicata alla Madonna, per caldeggiarne il culto presso le comunità cristiane della città. La tradizione racconta che la chiesa, oggi Basilica di Santa Maria Maggiore, destinata a diventare la basilica più grande (quindi major) in onore di Maria, venne costruita in quel preciso luogo perché sotto il sole d’agosto si ritrovò miracolosamente bianco di neve per opera della vergine Maria apparsa in sogno a Giovanni, ricco patrizio romano.
I primi secoli della Roma cristiana. Grazie all’azione di pontefici come Silvestro I (314-355), Liberio I (353-366), Celestino I (422-432) e Leone I(440-461), la Chiesa romana trasforma lentamente in papato l’organizzazione imperiale, modificando l’apparato statale in un sistema ecclesiastico il cui fulcro diviene il papa, legando così la Roma cristiana, capitale papale, alla Roma classica, capitale imperiale.
Le chiese dell’Esquilino. Nella Roma dei primi pontefici, le chiese esquiline occupano una posizione strategica per qualità e quantità. Oltre alle tre grandi basiliche, altri importanti edifici religiosi furono eretti: le chiese San Matteo e Sant’Andrea Catabarbara, oggi non più esistenti, e le chiese Sant’Eusebio, San Vito e San Modesto, Santa Bibiana, San Marcellino e San Pietro, Santa Prassede e Santa Pudenziana, che si presentano attualmente sotto un aspetto barocco, o meglio, come appartenenti alla Roma moderna del Sei-Settecento. Infatti, queste chiese, restaurate o ricostruite più volte nei secoli successivi, conservano poche tracce della loro primitiva origine, per lo più inglobate nei sotterranei o nei muri perimetrali. Sopravvivono piuttosto testimonianze dei periodi successivi altomedievali, come mosaici absidali o affreschi parietali, spesso soltanto frammenti, antiche colonne di granito e pavimenti in stile cosmatesco, qualche capitello e preziosi arredi marmorei, vetrate di onice o di alabastro. La loro origine, invece, è molto più antica e risale ai primi secoli della Roma cristiana, quando le comunità di fedeli, per le riunioni liturgiche e per celebrare il mistero dell’Eucarestia, si incontravano nelle domus degli adepti o nei luoghi di martirio dei primi cristiani. La chiesa di Sant’Eusebio, che venne eretta tra III e IV secolo su un primitivo oratorio ricavato nell’abitazione del presbitero romano Eusebio, deciso oppositore dell’eresia ariana; la chiesa di San Vito e San Modesto, eretta nell’area del Macello di Livia, nei pressi della porta Esquilina, divenuta successivamente luogo di martirio per molti cristiani; la chiesa di Santa Bibiana, eretta tra IV e V secolo sulla domus della martire cristiana, per volontà della matrona romana Olimpina Flaviana (o forse di papa Simplicio, 468-483), in ricordo delle persecuzioni di Giuliano L’Apostata (361-363 d.C.); la chiesa di San Marcellino e San Pietro e le chiese di Santa Prassede e di Santa Pudenziana, edificate nel IV secolo, per iniziativa di papa Siricio (384-399 d.C.), la prima, nella sella tra Celio ed Esquilino, per ricordare i martiri Marcellino, presbitero, e Pietro, esorcista, che nel 304 d.C. subirono il martirio sotto Diocleziano, le altre due in ricordo delle martiri Prassede e Pudenziana, vissute probabilmente tra I e II secolo a.C., figlie del senatore romano Pudente, tra le prime ad essere convertite dall’apostolo Pietro. Per la tradizione, invece, Santa Pudenziana sarebbe la prima chiesa di Roma in quanto Pietro, che abitava all’Esquilino in vicus patricius, nella domus del senatore Pudente, vi aveva costruito un oratorio, dove aveva battezzato le vergini Prassede e Pudenziana, successivamente trasformato in chiesa per iniziativa di papa Pio I (140-155d.C).

Carmelo G. Severino