Commercio, Campidoglio e “bancarellari” frenano

La direttiva Bolkestein potrebbe essere un’occasione unica per mettere ordine nel settore ma una mozione rischia di ritardare il processo
(Numero 10 – Bimestre nov-dic 2016 – Pagina 1,5)

Rimandare è un’abitudine che spesso accompagna la politica italiana. E anche i consiglieri capitolini hanno dato prova di non esserne immuni. Con una maggioranza eccezionalmente composta da grillini, Gruppo misto, Fratelli d’Italia e Sinistra per Roma, l’Assemblea Capitolina ha approvato una mozione che impegna la sindaca Virginia Raggi a chiedere una proroga al Governo che sposti l’applicazione della direttiva Bolkestein dal 2017 al 2020.
Una regolamentazione attesa. La normativa europea, adottata dal Parlamento di Strasburgo nel lontano 2006, intende regolare il mercato comune nell’Unione. Il decreto legislativo che l’ha recepita in Italia è il numero 59 e risale al 2010, poi rivisto due anni dopo da Governo e Regioni. Con esso, il nostro Paese ha stabilito, fra l’altro, la messa a bando entro il maggio 2017 di tutte le postazioni di commercio su suolo pubblico che a Roma, per lo più, coincidono con le cosiddette bancarelle. La decisione non è mai andata giù agli operatori che da sei anni si oppongono a un azzeramento dello status quo e alla possibile entrata di nuovi soggetti imprenditoriali nel settore. E questo nonostante l’intesa Stato-Regioni del 2012 sia già intervenuta a depotenziare la direttiva, introducendo tra i criteri obbligatori per i bandi, nella prima applicazione, l’anzianità di esercizio.
Eppure lo scenario attuale è ciò che meno somiglia a un sistema ordinato ispirato alla libera concorrenza. Specie nella realtà romana le bancarelle invadono lo spazio pubblico oltre il consentito, occupano aree a ridosso di reperti archeologici unici al mondo e non è mistero che siano nelle mani di società riconducibili a poche famiglie che si spartiscono il grosso giro d’affari da decenni.

Nel Rione. Ogni angolo di via dell’Esquilino ha il suo banchetto sgangherato che invade i marciapiedi ben oltre i limiti spesso con merce di bassissima qualità. La polizia municipale dovrebbe sanzionare gli abusi ma i controlli sono pochi e insufficienti ad arginare un fenomeno che contribuisce a degradare la zona. ? innegabile infatti che il colpo d’occhio sia di totale abbandono del decoro urbano: furgoni usati come magazzini parcheggiati in doppia fila, rastrelliere dei vestiti che limitano il passaggio, tendoni straripanti che limitano la visibilità agli angoli delle strade e la sensazione di vivere in un grande e diffuso suq. Senza dimenticare che al degrado estetico si aggiunge quello morale della continua deroga alle norme. L’esempio romano poi è tutto particolare: alcune postazioni hanno la licenza per un Municipio ma si ritrovano quasi stabilmente nel Primo, ovvero nel Centro storico, ben più redditizio.
Nuovi criteri. A questa matassa ingarbugliata la direttiva Bolkestein non pretende di applicare la bacchetta magica. Potrebbe però essere un’occasione irripetibile per introdurre una regolamentazione attraverso un bando, magari accompagnato dalla diminuzione del numero di licenze, e la verifica che le imprese siano in regola con il fisco e non solo. Sarebbe la prima vera medicina per un settore malato cronico. Se poi ci aggiungiamo nuovi criteri che strizzano l’occhio all’estetica e al decoro dei banchi, un po’ come è stato fatto in passato per le edicole, ecco che il malato imbocca il cammino della terapia.
Ma oltre al rimandare, c’è un’altra abitudine che puntualmente torna nello scenario italiano ed è la difesa dei posti di lavoro usata come giustificazione degli abusi. Gli ambulanti infatti rivendicano come nel settore a Roma lavorino migliaia di persone che altrimenti sarebbero disoccupate. I numeri ogni volta sono diversi, anche perché è difficile affermare che tutti gli operatori siano in regola. Per carità, il diritto al lavoro è innegabile ma non è lavoro il risultato di sfruttamento e ricavi illeciti che asfaltano le regole e la concorrenza.
Un atto politico. Alle considerazioni di buon senso tuttavia la strana maggioranza che si è creata in Campidoglio ha deciso di mettere un freno. Che poi a dirla tutta, la mozione acclamata da un rumoroso pubblico di “bancarellari” è un contentino politico di facciata. Il Governo a cui la sindaca Raggi dovrebbe chiedere la proroga non può fare granché perché l’Italia non può sottrarsi dall’applicare una direttiva europea. Chi difende gli ambulanti ribatte dicendo che negli altri Stati la norma non si estende alle bancarelle. Ma, rispondono altri, nel resto d’Europa non esiste lo stesso abusivismo, l’abbondanza di offerta e la necessità di regolamentazione che c’è in Italia.
Cosa fa l’Assessorato. Nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, a Palazzo Senatorio c’è chi assicura che l’assessore al commercio Adriano Meloni abbia iniziato astendere il bando. Ma la gatta è difficile da pelare. In risposta a una richiesta di chiarimenti de Il cielo, l’assessore ha affermato che al momento “è in corso un lavoro di condivisione con i Municipi rispetto al tema della direttiva. Alla fine di questo percorso comunicheremo tutte le decisioni in merito”. Serve avere pazienza. Sempre che i cittadini ne abbiano ancora.

M. Elisabetta Gramolini