E’ tutta un’altra musica… e un altro ballo!

Vivere gli spazi comuni, tornare alle tradizioni del passato per divertirsi nel presente e ballare, ballare fino ad un piacevole sfinimento! È questo lo spirito dei ragazzi dell’associazione”Le danze di Piazza Vittorio”
(Numero 1 – Bimestre mag-giu 2015 – Pagina 6)

Incontro il vice-presidente Filippo D’Ascola in un bar del rione, il cui nome ci porta al Brasile e forse è un segno del destino perché tutta la nostra intervista è un richiamo alla gioia del ballo dei ritmi e delle note. Non carioca. Evidentemente. Ma di quelli che uniscono compagni e sconosciuti in momenti di festa indimenticabili, proprio come avviene in Sud America. Eppure no, siamo a Roma, punto di incontro di culture delle diverse zone d’Italia e del mondo.
Le danze di Piazza Vittorio. Tutto nasce da un presupposto ben chiaro: si sta perdendo la piacevole abitudine di trascorrere il tempo libero negli spazi urbani pensati proprio per adunare i cittadini. “Una volta era normale: si usciva dal lavoro e ci si incontrava per chiacchierare, una partita a carte, un bicchierino in più e si finiva col cantare. Era un modo di comunicare”. Semplice. Con la stessa semplicità quattro anni fa è nata l’idea di metter su un gruppo. “Io suono la lira. Ho chiamato alcuni amici, poi si sono aggiunti altri con la chitarra, l’armonica e il tamburello e abbiamo fatto delle bellissime jam session. Ci piacciono le tammurriate, le pizziche, le tarantelle. E quasi sempre quando ci sono musicisti, ci sono anche ballerini. Alla fine abbiamo organizzato delle feste”.
Attività no stop. Da giugno a settembre l’appuntamento è all’aperto ogni due settimane, da ottobre a maggio nei laboratori, dove ci si vede ogni sette giorni per seguire diversi maestri, non solo di danza, ma anche di tamburello e organetto. Prima c’era una differenza tra principianti ed esperti. Quest’anno si sono organizzati in modo diverso. C’è un corso che si occupa dei balli più noti italiani e un altro che si occupa di quelli meno diffusi stranieri. “Con noi ad esempio collabora una ragazza di Teheran che insegna i movimenti persiani, simili non tanto a quelli del ventre ma alle tarantelle. Il nostro presidente è boliviano, conosce le danze delle sue zone che poi trasmette a noi, tra cui la chacarera”.
Fare cultura. Un’esperienza entusiasmante dove a farla da padrone è la trasmissione di conoscenze e felicità. Un esperimento culturale ben riuscito che parte soprattutto dalla voglia di stare insieme. Numerose anche le collaborazioni con altre associazioni del territorio. Ogni qualvolta c’è bisogno di organizzare un evento, “Le danze di Piazza Vittorio” sono sempre disponibili a portare il proprio entusiasmo. Lo stesso che si vede nelle loro serate estive a due passi dai portici. “La piazza è un posto di aggregazione. È un luogo dove trovare persone come te. E la musica popolare è sempre vissuta come una finestra su un altro modo di vivere. Forse l’abitudine di scendere in cantina, farsi un bicchiere di vino, suonare e ballare è arcaica, però lo si fa con altri strumenti e in modi diversi anche oggi. I suoni e la danza riescono a creare relazioni, quindi una comunità. Ma soprattutto allegria e in quelle situazioni ci si vuole bene”. E voi che fate lì ancora fermi? Unitevi alle danze.
[www.ledanzedipiazzavittorio.it]

Luca Mattei