I Trofei di Mario, una monumentale opera funzionale

Sul punto più alto del colle Esquilino possiamo ancora ammirare le vestigia che per secoli hanno affascinato artisti e studiosi
(Numero 8 – Bimestre lug-ago 2016 – Pagina 9)

La nostra amata piazza Vittorio, cuore pulsante del rione, è un microcosmo dove si incrociano persone provenienti da ogni angolo del mondo e ci si imbatte in vestigia costruite in epoche diverse: tombe di epoca prerepubblicana (fine VIII secolo a.C.), trovate durante i lavori di costruzione della piazza, la Casa Tonda, un monumento funerario romano demolito nel 1886, e, posto in un lato, il cosiddetto “Fritto misto”, il gruppo statuario di Mario Rutelli, proveniente dalla Fontana delle Naiadi di piazza della Repubblica. Non dimentichiamo inoltre la Porta Magica, la bella chiesa di Sant’Eusebio e i palazzi di epoca umbertina che circondano la piazza stessa. Ma c’è una costruzione particolare, di cui forse non tutti conoscono la storia, dalla maggior parte di noi è conosciuta come i Trofei di Mario.

Un’opera funzionale, ma spettacolare. I Trofei di Mario si trovano sul punto più alto del colle Esquilino e sono chiamati così perché fino al 1590 sul monumento erano collocate due statue di trofei. Questo monumento è in realtà un castellum aquae, ovvero, un edificio di distribuzione dell’acqua che arrivava a Roma attraverso gli acquedotti. Probabilmente l’acquedotto a cui apparteneva questo castellum poteva essere l’acquedotto di Claudio o l’Anio Novus. I Trofei hanno una pianta a forma di trapezio, essendo costruiti nel punto di incontro delle antiche vie Labicana e Tiburtina. La struttura in mattoni, che nei tempi antichi era coperta di lastre di marmo, è divisa in 5 piani con vari ambienti e canali. Un grande apparato scenografico abbelliva la funzionale opera pubblica. Il piano più alto è andato perduto, su di esso poggiava una quadriga affiancata da due statue, probabilmente delle vittorie alate. Quello che oggi è l’ultimo piano, nei tempi antichi doveva aprirsi come una sala semicircolare, con un soffitto decorato a cassettoni. Nel livello sottostante vi era un’enorme vasca con l’acqua, su cui era distesa una divinità marina. Il piano sottostante non aveva giochi d’acqua, ma al suo interno vi erano una serie di tubature che la distribuivano. Il quarto livello doveva costituire una sala da cui era possibile manovrare le saracinesche che regolavano il flusso dell’acqua e il quinto livello era costituito da un’enorme vasca. Il monumento è databile intorno agli anni venti del terzo secolo. Questo è infatti raffigurato su una moneta emessa nel 226 d.C. dall’imperatore Alessandro Severo. Durante gli scavi condotti tra il 1982 ed il 1988 vennero scoperti dei resti di epoca augustea; ciò ha fatto supporre che questa maestosa fontana fosse stata costruita su una precedente. Oltre ai due trofei, che si trovavano al piano superiore, circondati da due archi laterali, vi erano due statue in una nicchia centrale, che probabilmente rappresentavano l’imperatore Alessandro Severo e sua madre. Il castellum era sormontato da un attico su cui era posta una quadriga, ai cui lati erano poste due statue. Questo era anche il modello ben attestato dagli archi di trionfo romani.

Vestigia dal grande fascino. A partire dalla fine dell’Ottocento i Trofei di Mario sono stati sottoposti ad una serie di interventi di restauro, ma è possibile vedere come si presentassero prima grazie alle incisioni e dagli acquerelli di Piranesi e Garnaud che, affascinati dal monumento e per motivi di studio, tra la fine del ‘700 e la prima metà del ‘800, raffigurarono lagrande fontana monumentale, l’unica sopravvissuta delle tante (secondo alcuni studiosi quindici) che si trovavano a Roma in epoca imperiale e tardo antica.

[BOX]
I Trofei di Mario sul Campidoglio.
Attualmente esposte sulla scalinata di accesso al Campidoglio, le due statue che raffigurano due trofei di guerra, vennero spostate dall’Esquilino (dove erano posizionate sui così detti Trofei di Mario) per volere di papa Sisto V nel 1590. Le statue prendono il nome di Trofei di Mario perché si pensava, erroneamente, che il monumento su cui si trovavano fosse un tempio dedicato a Caio Mario, quindi le due statue avrebbero dovuto rappresentare i trofei delle due vittorie del condottiero romano sui Cimbri e sui Teutoni. In realtà i due trofei prima di essere esposti sul castellum aquae di Alessandro Severo, erano poste su un monumento in onore di Domiziano (81-96 d.C.), che celebrava le vittorie dell’imperatore su Daci e Germani.

Antonia Niro