Il PUMS al primo tagliando

Chiara Armezzani - n.24 Un tram carico di dubbi

La revisione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile introduce significative novità per via Giolitti, piazza Vittorio e piazza di Porta Maggiore
(Numero 40 – Bimestre mar-apr 2022 – Pagina 2)

Il 1° agosto 2019, la Giunta Raggi adottava il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) che voleva disegnare la mobilità dei successivi 10 anni. Per l’Esquilino erano previsti la linea G, cioè la linea tram Termini-Tor Vergata, e il tram tra piazza Vittorio e largo Corrado Ricci. In più, ci stavano bene, un po’ di piste ciclabili, una manciata di corsie riservate e una spolverata di tecnologie per il traffico. Dopo tre anni, le realizzazioni sono state poche, pochine e piccole. Anzi, le condizioni attuali sono peggiori di quelle di tre anni fa: i tram hanno binari che sprofondano, le metro hanno bisogno di manutenzione alle vetture e alle stazioni, e il traffico si è privatizzato, atomizzato, divenendo personale.
I primi cento giorni della nuova giunta hanno comportato un cambiamento, non ancora nella realizza-zione di opere quanto nell’approccio ai problemi. Intanto il traffico non è più considerato un problema a sé stante, ma è inserito nel contesto urbanistico e nella struttura sociale della città. C’è il traffico dovuto agli studenti che vanno a scuola e il traffico dei pendolari e degli anziani. Il traffico per raggiungere gli uffici sede di lavoro ma anche quello per ottenere servizi dagli uffici. Una città i cui servizi fossero davvero raggiungibili a tutti percorrendo un tragitto a piedi di massimo 15 minuti, sarebbe una gran cosa! Secondo canoni militari, 15 minuti a piedi corrispondono a un chilometro per le truppe appiedate e a 1500 metri per i bersaglieri (ma chi progetta il giallo dell’attraversamento pedoni negli incroci semaforizzati lo sa?).
E poi si sta abbandonando l’approccio che valuta le opere del traffico con il paradigma costi-benefici inteso in termini prevalentemente economici. I beni comuni sono tali in quanto non privati e quindi non sottoposti alla legge del profitto, e la normativa privatistica applicata alle imprese pubbliche crea tanti problemi all’ATAC e all’AMA. Infine si stanno riconducendo allo spirito iniziale società che sono una ricchezza del pubblico, quali ‘Roma Servizi per la Mobilità’ e ‘Roma Metropolitane’.
Dopo tre anni e un cambio di amministrazione era necessaria una revisione del PUMS, che è stata ap-provata in Assemblea capitolina lo scorso 22 febbraio. Questa seconda fase, coordinata dall’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè, punta molto sulla manutenzione, sia delle linee sia dei mezzi. Purtroppo, solo gli interventi di manutenzione sulle metro sono visti unitariamente: si interverrà sulle vetture, sulla linea e nelle stazioni. Il rifacimento dei binari del tram, invece, passa attraverso il rifacimento della strada. Ma il responsabile delle strade parla con il responsabile delle linee tranviarie? Speriamo di sì, ma certo non c’è stato dialogo quando, qualche tempo fa, fu sistemato l’incrocio tra viale Manzoni e via di Porta Maggiore.

Su un binario morto l’inutile tranvia per largo Corrado Ricci

Nella revisione del PUMS tre cose importanti riguardano l’Esquilino: la definitiva cancellazione dell’inutile tranvia tra piazza Vittorio e largo Corrado Ricci, il rifacimento del capolinea della Termini-Tor Vergata e il ben più impegnativo rifacimento e modernizzazione del nodo di Porta Maggiore.
Per la tranvia piazza Vittorio-Largo Corrado Ricci, si metta una bella pietra sopra e speriamo di non perdere quanto stanziato. Per il tratto iniziale della linea G, sembra che il capolinea lasci le Laziali e si trasferisca alla fine di via Napoleone III. Per il nodo di Porta Maggiore, a oggi sembra prevalere l’idea di adottare una soluzione ‘a ferro di cavallo’, con una larga parte centrale valorizzata, per mettere in luce tutto il complesso archeologico della porta, e il traffico che le scorre intorno ma con via Giolitti ‘liberata’.
Roma è eterna per la sua capacità di rimandare all’eternità i suoi problemi. Ben undici anni fa, correva l’anno 2011, all’Acquario Romano, in quanto Casa dell’Architettura, si tenne una esposizione di progetti per via Giolitti pedonale. Alla mostra, tra gli altri, partecipò l’architetto Vincenzo Dornetti con un team che presentò soluzioni estremamente interessanti. Vincenzo Dornetti non solo abita all’Esquilino ma è stato anche un attivo collaboratore di questo giornale e ricorda con rammarico che, dopo la cerimonia di premiazione e la presentazione del volume che raccoglieva i lavori dei partecipanti, i progetti sono stati messi a dormire. E ancora dormono.
Quando si parlerà di progettazione del nodo di Porta Maggiore sarebbe stupido non attingere alle idee che vedemmo undici anni fa.

Carlo Di Carlo