La Presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi sul riordino del governo di Roma

«Occorrono interventi urgenti per dare più autonomia ai municipi»
(Numero 35 – Bimestre mar-apr 2021 – Pagina 4)

Quali sono secondo lei i vantaggi di un maggior decentramento amministrativo o addirittura della trasformazione dei municipi in comuni urbani?
Dopo otto anni di governo non posso permettermi di non affrontare un tema così importante. Se i municipi fossero veri e propri comuni potrebbero, oltre che costruire una loro identità e centralità, avere autonomia decisionale e di bilancio su temi fondamentali. Penso, su tutto, a rifiuti e trasporti. Sarebbe fondamentale avere la possibilità per i presidenti di municipio di dialogare direttamente con AMA, con dei contratti di servizio municipali costruendo la loro identità e centralità, o poter intervenire su alcune tratte di ATAC per renderle più funzionali.

Quali sono i punti salienti che la riforma sul riordino del sistema di governo di Roma dovrebbe contemplare?
Rispetto all’attuale situazione io vedo alcuni elementi:
– Urgenza: non possiamo aspettare un cambiamento complessivo costituzionale. Non c’è tempo. Nel frattempo iniziamo i passaggi intermedi;
– La cantilena dei soldi da parte del Comune di Roma è sbagliata: abbiamo situazioni in cui i soldi ci sono ma non sono spesi. Serve riformare la macchina amministrativa perché il problema di Roma è anche quello delle procedure. La maggioranza degli imprenditori è vittima della burocrazia. Ben vengano quindi maggiori risorse, a patto che la città si metta in grado di saperle utilizzare;
– Roma non ha bisogno solo di più poteri: servono poteri specifici e chiarezza sulle reciproche relazioni. Credo che su questo la politica debba fare un salto di qualità. Troppe volte lo scontro politico fa sì che ogni volta che c’è un cambio di squadra, si buttino a mare anche le cose positive fatte in precedenza. Non siamo sempre all’anno zero. C’è già un lavoro fatto. Penso al mio municipio che ha da anni avviato un lavoro con i minisindaci di due grandi città europee, Parigi e Berlino. Penso alle diverse proposte di riforma depositate in parlamento sulle quali andrebbe fatto un lavoro di sintesi per arrivare a un’unica proposta, possibilmente condivisa in modo trasversale.

Pensa che questo cambiamento possa portare ad un maggior controllo da parte dei cittadini sull’attività messa in essere dai municipi?
Sicuramente, perché già oggi è così. Me ne accorgo ad esempio rispetto alle tante aree verdi di cui abbiamo richiesto l’affidamento. È molto semplice capire quali sono rispetto a quelle di competenza comunale: sono quelle curate e pulite. Questo è possibile perché non appena un impianto di irrigazione accusa un problema, il giorno seguente ho i cittadini che me lo segnalano direttamente e non si arrendono fino a che non viene ripristinato.

Il suo municipio ha già sperimentato positive forme di collaborazione con le realtà sociali presenti sul territorio, anche nel rione Esquilino, come per esempio il Patto di Comunità. Pensa che questi nuovi poteri permetterebbero una maggiore innovazione e sperimentazione? E se si, in quali aree?
Ne sono certa. Roma è troppo piccola rispetto alle grandi sfide – pensiamo alla mobilità con porto e aeroporto fuori dal comune – e troppo grande per occuparsi dei singoli problemi della città. Per questo serve un decentramento con veri poteri ai municipi, con un’ipotesi di città stato tipo Barcellona. Questo permetterebbe di certo l’implementazione della partecipazione delle realtà attive di cittadini da cui oggi nessuna amministrazione può prescindere. Oltre al recente patto di comunità, se penso al rione Esquilino non posso non ricordare due recenti interventi quali i lavori di recupero del giardino di via Guglielmo Pepe e la pedonalizzazione di via Bixio su cui la partecipazione dei cittadini è stata fondamentale.

Maria Grazia Sentinelli