Nella ‘monnezza’ ce sta la ricchezza

Raccolta e spazzamento languiscono. Non è così per lo smaltimento: qualcosa, molto lentamente, si muove. Ma la strada verso un cambiamento è ancora lunga
(Numero 35 – Bimestre mar-apr 2021 – Pagina 2)

ll rapporto dei romani con la ‘monnezza’ è sempre stato difficile, e abbiamo visto, nello scorso numero de Il Cielo sopra Esquilino, come, da una gestione SPQR, ossia Sono Porci Questi Romani, si sia passati ad una gestione AMA, Ammazza Monnezza Assortita, ma senza miglioramenti per la città.

Il rifiuto può essere trattato e produrre valore

Finita per sempre l’epoca delle discariche, ci si è resi conto che ‘nella monnezza ce sta la ricchezza’: il rifiuto può essere trattato e il prodotto ha un mercato. Consorzi e privati hanno fiutato l’affare. Varie iniziative sono in corso per ricavare dalla monnezza biocarburanti, combustibili di seconda generazione, nuove plastiche, oltre al recupero di materiali e al riuso di molti oggetti. Nei casi più virtuosi di gestione rifiuti, (zero waste) è possibile trattare il 90% della monnezza. Resta un 10% non idoneo al riciclaggio, la digestione anaerobica o il compostaggio, che può essere smaltito o in un termovalorizzatore, o in un cementificio/impianto industriale, o in una discarica… o in un paese estero.
L’impianto industriale per il trattamento del rifiuto è chiamato ‘ecodistretto’ e si configura come una ‘cittadella del riciclo’, dove sono le linee di selezione del multimateriale che servono a trasformare in un nuovo prodotto i rifiuti differenziati. A differenza della discarica, che è un buco dove vengono gettati i rifiuti indifferenziati e l’immondizia interrata rimane sepolta lì, negli ecodistretti non rimane niente: entrano rifiuti ed esce ‘materia prima seconda’. L’umido è trattato con la digestione anaerobica quindi destinato a produrre biometano. L’impiantistica della filiera del recupero e del riciclo è un tassello molto importante di quella che viene definita green economy.
Il 3 aprile del 2015 (!), l’assessore capitolino dell’epoca assicurava che l’ecodistretto di Rocca Cencia, di imminente realizzazione, sarebbe stato il primo dei quattro che l’Ama avrebbe costruito in tutta Roma. Ma poi…

Nessuno vuole l’ecodistretto a casa sua

La realizzazione dell’ecodistretto non è voluta da gran parte della gente che vive vicino ai luoghi prescelti per l’insediamento. Maleodoranze, fumi e polveri, traffico di trasporto rifiuti e tanti altri argomenti sono portati a giustificazione della contrarietà alla costruzione. Senz’altro molti argomenti hanno una base ‘storica’, ma possono essere molto controllati dalle tecnologie che si possono usare e dall’analisi delle realizzazioni funzionanti.
Ma il ‘no nel mio giardino’ deriva principalmente dal mancato coinvolgimento della gente: non basta indire riunioni di partecipazione, dove spesso si parlano lingue diverse tra i ‘tecnici’, i politici e la gente che sopporterà a vita i disagi di certe scelte. I progetti che vengono presentati spesso trascurano gli aspetti sociali: quali sono i ritorni, oggi diremo i ‘ristori’, e in quanto tempo e per quanto tempo saranno efficaci? …I progetti presentati sono molto unilaterali, troppo tecnici e poco sociali.

Un’alternativa possibile: i microimpianti

Una soluzione alternativa è quella che vede l’ACEA protagonista della transizione verso una gestione partecipativa e responsabile del rifiuto, ossia come progettista e gestore di microimpianti propri o di privati pagati direttamente dagli utenti che se ne servono, invece che all’AMA.
Per il momento l’ACEA si è posta l’obiettivo di installare 150 impianti smart compost entro il 2024, del tipo di quello concordato con l’Arma dei Carabinieri il 18 dicembre 2020, che sarà installato presso la Caserma Salvo D’Acquisto, a Tor di Quinto. È probabile che altri imprenditori seguiranno l’idea. La monnezza va smaltita e potrebbe darsi che il privato invece di avere l’AMA come fornitore unico, ne avrà tanti.
Nel nostro piccolo, mentre ci auguriamo impiantini di compost per i mercati rionali e tanti nuovi prodotti ricavati dalla immondizia a km 0, ci accontenteremmo di avere strade pulite e cassonetti in ordine. Ma forse è chiedere troppo.

Carlo Di Carlo