Dai Conti di Poli alla “stampella” di Enrico Toti

Sulle tracce della seicentesca villa esquilina ormai scomparsa, realizzata sul sito delle antiche terme Eleniane
(Numero 17 – Bimestre gen-feb 2018 – Pagina 9)

Via Statilia, via Eleniana e via di Santa Croce in Gerusalemme ne segnano oggi, idealmente, i confini di un tempo, ma la villa Conti, attualmente, non esiste più. Scomparsa tra le pieghe della storia, di essa poco o quasi nulla si conosce. Al posto del Casino nobile e del suo parco suburbano, agli inizi del Novecento la Società cooperativa ferrovieri per la costruzione di case operaie vi ha realizzato sei dei nove suoi fabbricati, avendo ormai l’aristocratico manufatto, utilizzato a servizio delle attività agricole, da tempo perso ogni valore di rappresentanza.
Una villa con una doppia funzione. Allo stato attuale della ricerca non si conoscono le origini della villa realizzata nell’area del giardino Orsini, forse verso la metà del XVII secolo. Costruita per iniziativa dei Conti di Poli, una delle più importanti famiglie aristocratiche romane di quegli anni, imparentati con gli Orsini, nasce come villa suburbana, con una pars urbana per uso di delizie, incentrata sul Casino nobile circondato da giardini ed una pars rustica destinata ad uso agricolo. Infatti, come tanti altri possessori di ville esquiline ? gli Altieri sulla strada Felice, i Giustiniani al Laterano, gli Astalli in via Labicana, ecc. ? anche i Conti avevano già il loro palazzo di città, in uno dei rioni centrali di Roma.

Una localizzazione felice. Situata nei pressi di Porta Maggiore, lungo la strada Felice, fatta realizzare da papa Sisto V Peretti per collegare la basilica di Santa Croce in Gerusalemme a quella di Santa Maria Maggiore, la villa racchiudeva entro le sue mura le vestigia delle Terme di Sant’Elena ed era attraversata per un lungo tratto dalle arcate monumentali dell’acquedotto claudio-neroniano che vi giunge da Porta Maggiore per dirigersi verso il Colle Oppio.
Il Casino nobile. Ben collegata al territorio circostante, si accedeva alla villa da più parti, principalmente dalla via di Porta Maggiore, sul lato settentrionale, e dalla strada Felice, sul versante occidentale, con più entrate. Due viali di accesso ? uno dalla via di Porta Maggiore, l’altro dalla strada Felice ? perpendicolari tra loro, portavano ad un’ampia piazzuola circolare caratterizzata dalla presenza di una fontana al centro, con il Casino nobile posizionato in asse con il viale proveniente da via di Porta Maggiore. Il palazzetto nobiliare era costituito da una piccola costruzione a più piani, posta in posizione baricentrica rispetto all’area, collegata attraverso terrazze alle antiche strutture delle Terme Eleniane ? la cisterna che le alimentava, con le sue concamerazioni parallele ? poste sul lato orientale della villa.
La sistemazione planimetrica. I viali interni e le aree perimetrali, con molta probabilità, erano delimitati da siepi di bosso e di alloro e lungo i viali di accesso vi erano rose rampicanti ed oleandri. Addossati ai muri di recinzione folti cespugli di mirto e spalliere di agrumi in vaso, cedri, arance portogallo e melangoli.
Vi erano inoltre diverse altre costruzioni di servizio ? fabbricati ad uso fienile, stalle e rimesse e la casa per il vignaiolo ? alcune delle quali, addossate al muro di cinta posizionato sul confine verso la basilica di Santa Croce di Gerusalemme costituivano, con i loro piani di copertura, terrazze aperte verso l’orizzonte dei Castelli con in primo piano la basilica gerosolomitana, come si vede nel disegno in alto a destra che il fiammingo Lievin Cruyl ebbe modo di effettuare tra il 1664 ed il 1666. Il parco era diviso tra giardino di delizie con viali alberati, fiori e sculture nella parte prossima alla villa ed una parte produttiva con vigne e ortivi, tra il viale di accesso dalla strada Felice e la via di Porta Maggiore (attuale via Statilia).
Da giardino a casa per ferrovieri. Pervenuta alla famiglia Conti da Giulia Orsini (1579-1660) andata in moglie nel 1595 a Lotario Conti (1572-1635), la villa restò alla famiglia per alcune generazioni, per arrivare alle soglie del XX secolo, attraverso vari atti formali, al demanio dello Stato, che cedette l’area fondiaria a condizioni vantaggiose alla cooperativa ferrovieri. E la cooperativa vi realizzò una buona lottizzazione, organizzata con ampie aree interne, aperte “a guisa di enormi piazze, con 700 appartamenti, una biblioteca, un banco di credito, una scuola meccanica, un doposcuola e un centro ricreativo in via Sommelier”, dedicato ad Enrico Toti, l’eroico bersagliere che “ferito a morte lanciò la gloriosa stampella”. Una lottizzazione che può considerarsi “senza confronto, migliore di qualsivoglia cortile chiuso per quanto grandi ne fossero le dimensioni”.
Della villa Conti si è quindi persa ogni traccia, anche nella toponomastica, ed allora perché non utilizzare il parco di via Statilia, lungo cui si svolge quel che resta del monumentale acquedotto claudio-neroniano, per recuperarne, almeno, la memoria storica ed il nome, ribattezzandolo “Parco Orsini-Conti”?

Carmelo G. Severino