Grande Guerra: i caduti che sempre vivono

Dopo le celebrazioni per la Vittoria si avviò un processo collettivo di elaborazione del lutto composto anche di numerose targhe commemorative delle morti
(Numero 39 – Bimestre gen-feb 2022 – Pagina 9)

All’Esquilino sono numerose le targhe che commemorano i caduti della prima guerra mondiale, poste per iniziativa di gruppi e associazioni che ricordavano così di essere partecipi di quel dramma nazionale. Testimonianza di un sentimento di pietosa memoria fatto di gratitudine e di riconoscenza per coloro che erano morti combattendo per l’Italia, quei gloriosi caduti considerati vittime di un inevitabile sacrificio per la Patria, espressione tangibile di una volontà superiore.

Tutte le componenti della società
manifestano la loro italianità
partecipando al dramma
dei caduti nel primo conflitto mondiale

A meno di un anno dalla fine della guerra, il 6 luglio 1919, sono le associazioni popolari di Esquilino, Monti e Campitelli a inaugurare, tra i primi, in piazza dell’Esquilino una lapide in marmo per Giosuè Borsi, il giovane cattolico, partito volontario all’età di 27 anni e caduto durante il primo inverno di guerra. Da gennaio i cattolici democratici si sono infatti raccolti intorno al Partito Popolare di don Sturzo e hanno bisogno di una legittimazione patriottica, che promuovono accostando il loro programma politico alle idee del giovane caduto in guerra. Anche i 91 caduti appartenenti alla parrocchia di San Silvestro e di San Martino ai Monti ottengono una lapide posta nella navata sinistra della chiesa. Tra di loro anche Eugenia Gui, volontaria della Croce Rossa, impegnata a prestare la sua opera sul fronte. Chiaro segnale che con la guerra si è ricomposta quella frattura tra cattolici, laici e Stato nazionale che aveva segnato i primi tempi di Roma Capitale.
Nello stesso periodo, i protestanti di confessione metodista, divenuti numerosi nella Roma non più cattolica e papalina, esprimono la volontà di onorare i loro caduti, e così la comunità ebraica, che vuole manifestare la dedizione e l’amore verso la patria con una lapide di marmo riportante i nomi degli ebrei caduti, a testimonianza della ‘partecipazione generosa ed entusiastica alle sorti della nazione’. Anche i lavoratori delle ferrovie si mobilitano per rendere omaggio ai loro morti e il 3 novembre 1920, a due anni dalla fine della guerra, la cooperativa dei ferrovieri di Santa Croce in Gerusalemme inaugura una grande lapide dedicata al giovane Enrico Toti che nonostante la menomazione, con coraggio, aveva partecipato volontario e in un’azione di guerra aveva eroicamente trovato la morte a 33 anni. Alla presenza delle autorità comunali viene affissa una grande targa in marmo dedicata al giovane bersagliere e a tutti i caduti della Grande Guerra, opera dello scultore Luigi Iavarone.

Il monumento ai caduti di Esquilino,
Macao e Viminale viene inaugurato il 15 giugno 1925
con una solenne cerimonia alla presenza del sovrano

Nel settembre 1921, l’Associazione Esquilino, Libertà, Ordine e Progresso, costituitasi per iniziativa delle più note personalità del rione, partecipando del generale clima volto a superare gli orrori della guerra, decide di realizzare a piazza Vittorio Emanuele II un monumento in onore dei ‘gloriosi caduti’ in guerra di Esquilino, Macao e Viminale e promuovere, in tal modo, l’elaborazione di una memoria collettiva condivisa. Per raccogliere i fondi si attivano numerose iniziative come un ‘tea danzante’ nel salone dei concerti del teatro Costanzi, organizzato dai giovani liceali dell’Umberto I (oggi Liceo Pilo Albertelli), e una grande festa nei locali dell’Associazione di via Cattaneo. Raggiunta la somma necessaria, l’imponente monumento dedicato ai caduti del rione – realizzato dall’artista Enrico Brai su progetto di Guido Caraffa – viene inaugurato il 15 giugno 1925 con una solenne cerimonia alla presenza del sovrano.
Una struttura in travertino, su un alto basamento a tre gradoni, con il prospetto scandito da piatte lesene. Nella zona centrale, leggermente arretrata, un’iscrizione dedicatoria, coronata da un timpano ribassato che sovrasta un’aquila ad ali spiegate. Sotto un’iscrizione centrale si trova un festone di alloro e, più in basso, un rilievo decorativo con una corona di alloro e un gladio. Due targhe di marmo bianco laterali riportano i nomi dei caduti. Il monumento viene localizzato sulla scogliera addossata ai Trofei di Mario per accostare idealmente Gaio Mario, vincitore dei Cimbri e dei Teutoni, con l’esercito italiano vincitore contro uno dei più potenti eserciti del mondo quale fu il ‘teutonico moderno’.
Per iniziativa del parroco di Sant’Eusebio, i nomi dei 180 caduti dell’Esquilino riportati nel monumento, vengono anche ricordati all’interno della chiesa, in due targhe commemorative su una parete della navata destra.

Carmelo G. Severino