(Numero 0 – Bimestre mar-apr 2015 – Pagina 4)
Passeggiando per le strade dell’Esquilino, è ancora possibile imbattersi nel piacevole odore dei dolci e del pane appena sfornati. Suggestionati da questo profumo, potremmo chiederci: “Come preparavano il pane gli antichi romani?”. La nostra curiosità può trovare risposta grazie a un singolarissimo monumento, presente nei pressi di Porta Maggiore: la tomba del fornaio Eurisace.
Chi era Eurisace? Marco Virgilio Eurisace era un liberto di origine greca divenuto ricco grazie alla vendita di pani all’esercito romano. Dall’epigrafe presente sul monumento, sappiamo che diventò anche appaltatore di forniture pubbliche ed “apparitore”, ovvero ufficiale subalterno di un sacerdote o di un magistrato.
Il mausoleo. La tomba ha la forma di un antico forno romano, si trova nello spazio che divideva via Labicana e via Prenestina, si innalza per un’altezza di 7 metri e poggia su un podio di tufo e travertino. Sul basamento sono posizionati degli elementi cilindrici e sulla sommità corre l’iscrizione grazie alla quale sappiamo il nome del fornaio e il suo mestiere. Sopra l’iscrizione vi è una zona liscia con elementi che ricordano i recipienti in cui si impastava la farina.
Nella parte superiore si trova il bassorilievo su cui sono incisi i passaggi della panificazione: gli operai (probabilmente schiavi) pesano il grano, che viene macinato tramite la forza degli animali, impastano la farina, cuociono il pane, lo pesano. E’ interessante notare come tutte le operazioni venissero compiute sotto lo sguardo vigile di alcuni personaggi togati, probabilmente gli addetti dello Stato che sorvegliavano il corretto svolgersi del lavoro.
Nel bassorilievo possiamo riconoscere alcuni utensili ancora utilizzati o presenti nelle nostre case fino a pochi anni fa: la macina messa in funzione dagli animali, la madia, il forno, simile a quello presente in qualsiasi pizzeria con forno a legna.
Le date della tomba. Il mausoleo è databile tra gli ultimi anni della repubblica e i primissimi anni dell’impero (30-20 a.C.). Nel 402, durante il regno dell’imperatore Onorio, venne inglobato nelle torri di guardia della vicina porta. Nel 1838, per volere di Papa Gregorio XVI, le torri vennero abbattute e il monumento riportato alla luce.
Sul lato Est, andato distrutto a seguito della demolizione delle torri Onoriane, si trovava il rilievo che raffigurava Eurisace e sua moglie, oggi conservato ai Musei Capitolini. Proveniente sempre dal lato orientale è l’urna cineraria di Atistia, la moglie di Eurisace, che oggi possiamo vedere presso il Museo delle Terme. L’urna ha una forma molto particolare e significativa: quella di una madia, un mobile su cui si impastava il pane.
Antonia Niro