La Metrovia che può (s)muovere la città

Un progetto nato dal basso che, se fatto proprio dalle amministrazioni, potrebbe rivoluzionare il trasporto pubblico romano, con ricadute positive anche per il nostro rione
(Numero 36 – Bimestre giu-lug 2021 – Pagina 1,4,5)

A Roma è partita la campagna elettorale per le comunali, ma di soluzioni ai tanti problemi della città si sente ancora parlare ben poco. Rifiuti, urbanistica, mobilità privata e, soprattutto, trasporto pubblico soffrono di criticità e ritardi che si trascinano negli anni. Ogni amministrazione sembra sempre partire da zero. Sul tema dei trasporti esiste però un progetto, nato per iniziativa di un gruppo di cittadini professionisti del settore, che pur avendo riscosso grande consenso nella fase partecipativa del PUMS cittadino (il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile), ancora non è stato considerato a dovere. Si tratta del progetto ‘Metrovia’, un’ottima fonte da cui la prossima amministrazione, qualunque sia, potrebbe facilmente attingere ad ampie mani.

Osservando per la prima volta la mappa ipotizzata da Metrovia si potrebbe pensare che si tratti di utopia. Qualcosa di bellissimo ma irrealizzabile. Approfondendone però i contenuti ed il piano di lavoro ci si accorge che tutto è concreto, studiato ed approfondito. Sei nuove metropolitane di superficie che riutilizzano, con qualche integrazione, binari già esistenti. L’anello ferroviario portato finalmente a compimento.
I tram metropolitani che completano la fitta rete su ferro, creando ben 27 nodi di scambio. Le nuove fermate e i nuovi parcheggi, che facilitano il raggiungimento capillare dell’utenza. L’integrazione con le ferrovie regionali e con l’alta velocità, che accoglie i pendolari che arrivano da fuori città. Il tutto, naturalmente, affiancato alle metro esistenti ed alla linea D già a piano. Per il completamento delle opere servirebbero almeno 20 anni. Il piano dei lavori porterebbe però i primi risultati già dopo i primi cinque. I costi previsti, meno di 12 miliardi di euro in tutto, non certo trascurabili. Infinitamente bassi però, se paragonati a quanto investito finora per le singole linee metropolitane sotterranee. Tempi e costi sono comunque ben dettagliati, assieme agli interventi necessari ed ai tracciati di tutte le linee, sul sito internet metroviaroma.it, appena rinnovato. Per saperne di più abbiamo posto alcune domande a Paolo Arsena, architetto di professione che per primo ha ideato la Metrovia. È intorno a lui che è poi cresciuto il gruppo di lavoro che ne ha ampliato e approfondito il disegno.

Da cinque anni lavorate con impegno e professionalità ad un progetto di mobilità pubblica, sostituendovi di fatto alle amministrazioni comunale e regionale. Cosa vi spinge a farlo?
‘Sostituendovi’ è un termine per noi lusinghiero ma eccessivo, considerato che le due amministrazioni hanno recentemente elaborato, con un certo sforzo, i rispettivi PUMS. Possiamo dire però che, quando abbiamo iniziato, cinque anni fa, c’era il deserto dei tartari, sulla mobilità. Abbiamo smosso le acque con una proposta che ha fatto discutere, rimettendo al centro temi dimenticati e una visione d’insieme che non c’era mai stata. È lo stesso documento del PUMS di Roma a riconoscere i meriti di Metrovia.
Il nostro è un lavoro di squadra, di persone capaci che ci credono molto: Corrado Cotignano, Florestano Pastore e Marina Stoppelli. E a spingerci è stato proprio questo: la possibilità di incidere dal basso sul cambiamento. Ma resta ancora molto da fare.

Metrovia nel tempo è cresciuta e si è affinata sempre più. Quale è lo stato attuale del progetto e quali sono i suoi principi cardine?
Il principio ispiratore è sempre quello di dare a Roma un servizio metropolitano realizzabile in tempi più rapidi e a costi vantaggiosi, attraverso il riuso della rete ferroviaria. Ma il progetto si è via via arricchito di nuovi spunti e di migliorie, grazie al confronto quotidiano coi cittadini. In questo senso è davvero un progetto partecipato, e anche l’essere risultata la proposta più votata nella ‘fase d’ascolto’ del PUMS è lì a certificarlo.
Oggi Metrovia è un piano del ferro alternativo al PUMS, che ne mantiene però molti elementi, che lo rendono realizzabile da subito, anche durante l’iter di approvazione delle modifiche al piano. Contiene nuove idee spendibili nell’immediato, come ad esempio la possibilità di una Roma Lido a doppio servizio: uno assai più capillare, uno assai più rapido. Ha perfezionato l’intermodalità e la maglia dei metrotram a complemento delle metro. E poi ha enfatizzato l’approccio urbanistico, con molta attenzione anche alla ricucitura delle periferie.

La metro C sta procedendo a una media di 4 anni per fermata, con dei costi più che raddoppiati rispetto a quelli preventivati. Roma è davvero pronta ad una rivoluzione come quella che prospettate?
Questa Giunta sul fronte delle metropolitane ha fatto poco o nulla, per via di un approccio ideologico sbagliato, parzialmente corretto nel corso degli anni, ma con grave ritardo. Approccio che si è ripercosso anche sull’impianto del PUMS, che purtroppo mantiene tanti limiti ed errori iniziali. La nostra rivoluzione invece può cominciare anche prescindendo dagli scavi e per questo può essere accelerata, se la politica si mette d’accordo. Roma non può più restare indietro. Lo chiede l’Agenda 2030, quel poco di Recovery Plan dedicatole e lo chiedono i cittadini esasperati. L’inerzia reiterata della politica sarebbe la resa definitiva di fronte ai mali di Roma.

L’Esquilino è protagonista in alcuni ‘spiegoni’, gli utili video esplicativi che avete realizzato. Come cambierebbero via Giolitti e piazza di Porta Maggiore? Come verrebbe rivisto il ruolo della Stazione Termini?
Via Giolitti e Porta Maggiore sono l’emblema del nostro modus operandi, in cui mobilità e urbanistica sono strettamente legate. L’area archeologica di Porta Maggiore potrebbe finalmente essere valorizzata liberando le arcate dell’acquedotto da alcune linee tranviarie e dal trenino, creando attorno una vasta area pedonale e veicolando il traffico auto ‘a ferro di cavallo’, nei due sensi di marcia. Diventerebbe un nodo del ferro ancora più importante, cerniera tra Esquilino e San Lorenzo, potenziato dalle metropolitane di Metrovia. Ma un nodo immerso nel verde, con servizi per il quartiere e per la città e restituito alla socialità, sfruttando anche il terrapieno dei grandi muraglioni ferroviari.
Via Giolitti, liberata dal ferro, può diventare una bella promenade da Porta Maggiore a Termini, con due lunghi tratti senza transito veicolare. Si pensi solo alla grande suggestione di un Tempio della Minerva Medica finalmente accessibile, ripulito, illuminato e magari adibito a palcoscenico per spettacoli serali: uno dei tanti tesori capaci di trasformare questo anatroccolo in cigno.
Termini infine, nel sistema Metrovia, non sarà più la stazione regina, ma un primus inter pares assieme ad altre tre stazioni importanti, con vocazione per l’Alta Velocità e per il trasporto urbano. Un po’ sul modello policentrico di Londra e Parigi.

Il nostro rione soffre parecchio i collegamenti su gomma per gli aeroporti. Metrovia potrebbe risolvere un problema che oggi è in gran parte legato alle tariffe poco competitive delle ferrovie?
Con Metrovia, da Termini ci sono M6 ed M7 a collegare rapidamente con la M4 per Fiumicino, che raccoglie molti più utenti (ben 14 fermate aggiuntive) aumentando la frequenza e con tempi di percorrenza poco superiori all’odierna FL1, grazie ai rotabili con prestazioni metropolitane. E la stessa M7, diretta a Ciampino, offre la possibilità di studiare un efficace collegamento con l’altro aeroporto, oggi sprovvisto di una connessione su ferro. Infine con Metrovia migliora pure il servizio Leonardo Express, perché passa anche per Tiburtina, coprendo l’intero bacino dell’Alta Velocità: una nuova comoda opzione per chi si muove da nord e per i pendolari da Orte, che si trovano lo scambio lungo il percorso.

Di Metrovia si parla sempre più. Riscuote consensi. Ma gli attori da coinvolgere sono diversi e poco propensi a collaborare. È davvero un progetto concreto e realizzabile?
Tecnicamente lo è, ma richiede un cambio di mentalità, anche da parte di FS, che deve cominciare a pensare al trasporto metropolitano in ottica diversa: non si può pensare di risolvere tutto sempre e solo coi treni che conosciamo, che pongono grandi limiti al servizio urbano. Servono rotabili metropolitani e un’infrastruttura adeguata al trasporto urbano. Abbiamo esempi a cui guardare: Berlino, Londra, Amburgo, Copenaghen e perfino Catania. Per convincere FS serve però un’unità di vedute tra Comune e Regione. La ragionevole istanza di un piccolo gruppo di progettazione non basterà mai, serve la grande forza della politica.

Dopo l’estate voteremo per le comunali. Voi avete già iniziato un giro di incontri con alcuni possibili candidati sindaci. Avete avuto qualche risposta incoraggiante?
Sì, abbiamo ricevuto molte attenzioni e adesioni trasversali. Bisognerà però saper distinguere tra chi intende cavalcare Metrovia a scopo meramente elettorale e chi ci crede davvero, facendone un obiettivo reale per il futuro.

In che modo i singoli cittadini, i comitati, le associazioni, potrebbero rendersi utili al successo di Metrovia?
Sostenendoci sulla pagina Facebook (‘Metrovia – l’idea che muove Roma‘, n.d.r.), parlando del progetto, fornendoci occasioni di confronto e di visibilità. È in fondo quello che è successo fin qui, che ci sostiene e ci dà tante motivazioni per continuare in questo percorso difficilissimo, ma non impossibile.

Riccardo Iacobucci