Villa Altieri a Santa Croce, la storia

Il casino nobile è quanto rimane di una villa che ospitava splendidi giardini, vigne, orti e persino un labirinto circolare
(Numero 6 – Bimestre mar-apr 2016 – Pagina 9)

Verso la fine del Cinquecento, la realizzazione di via Merulana e di via di Santa Croce in Gerusalemme ed il ripristino dell’Acquedotto Felice, che riporta abbondanza di acque, rivitalizzano il territorio esquilino, recuperando i fasti dell’epoca imperiale romana dopo gli anni bui del periodo medioevale. Le due arterie vennero progettate per volontà dei pontefici Gregorio XIII e Sisto V per collegare con strade rettilinee la basilica di Santa Maria Maggiore a quelle di San Giovanni in Laterano e di Santa Croce in Gerusalemme. Si determinano così le migliori condizioni per la formazione di grandi ville destinate a residenze suburbane delle famiglie aristocratiche romane: sorgono villa Peretti, villa Palombara, villa Giustiniani, villa Altieri e villa Astalli, villa Sacripanti, villa Magnani e villa Conti, villa d’Aste e villa Wolkonskj, costituita nel 1830 e quindi l’ultima in ordine di tempo ad essere realizzata nell’area esquilina.
La sistemazione originaria. Tra le ville esquiline, “degna di essere veduta dai forestieri eruditi, vaghi delle belle arti” (Titi, 1763) fu Villa Altieri, notevole, anche, per essere appartenuta ad Emilio Altieri, divenuto Papa Clemente X nel 1670. Posta “lungo lo stradone cogli olmi che da Santa Croce mena a Santa Maria Maggiore”, di proprietà della famiglia sin dalla metà del Quattrocento, quando Giuliano Altieri vi possedeva una piccola vigna, ebbe nel corso del Seicento la sua sistemazione definitiva. La tenuta, infatti, provvista di “fabbriche e acqua acquistata dall’Ospedale di San Giovanni in Laterano”, fu ammodernata con la costruzione di un casino nobile, mantenendo comunque la vocazione rurale del luogo.
Come tutte le più importanti casate romane, gli Altieri avevano già il loro Palazzo in città, e pertanto la villa all’Esquilino venne destinata a residenza suburbana della famiglia, con la parte rustica per la coltivazione e gli ortivi. Il Casino nobile, realizzato tra il 1674 e il 1676 su progetto di Giovan Antonio De Rossi, presentava un magnifico prospetto costituito da pianoterra e due piani superiori con finestre decorate con stipiti, fregi ed architravi e si caratterizzava per due rampe semicircolari che portavano alla loggia d’ingresso, mentre dal portico retrostante, degradando, si giungeva al giardino delle delizie. Chiudeva l’edificio in altezza il cornicione con l’attico ed un’altana nella parte centrale – il Belvedere – con una grande loggia, decorata con archi, cornici e pilastri che sostenevano altrettante statue, che dominava Roma e la campagna. Dalla strada si accedeva ad un viale “slargantesi ad imbuto”, con piante di oleandri e melograni e rose rampicanti, sino al piazzale, ornato di obelischi, erme e vasi, che portava al casino nobile. Il parco, pregevole per la raccolta di antichità che impreziosiva la villa, era suddiviso, parte a giardini ornamentali, attraversati da viali pergolati con statue e giochi d’acqua, delimitati da siepi di bosso e di lauro e parte a vigne ed orti. Vi era infine un particolare giardino-labirinto, organizzato a circolo, con siepi di bosso ed un maestoso pino posto al centro.

Tutto questo oggi non c’è più. Villa Altieri, come quasi tutte le ville esquiline, è stata interessata dopo il 1870 dalla grande trasformazione moderna. A differenza di molte altre, però, essa ha mantenuto il casino nobile che adesso, ristrutturato, ospiterà il Palazzo della Cultura e della Memoria Storica della Provincia di Roma.
Villa Altieri, infatti, ancor prima della breccia di Porta Pia, nell’agosto 1857,interessata dalla ferrovia Roma-Frascati, venne acquistata dalla Società delle strade ferrate romane, poi venduta a Giuseppe Salamanca, “banchiere, avvocato, politico e abile uomo di affari spagnolo” ed infine nel 1862 a monsignor Francesco Saverio De Merode. Successivamente, dopo una serie di passaggi ereditari, mentre la parte rurale della villa veniva in parte espropriata ed edificata, nel 1897 il conte Charles Werner De Merode diede in affitto alle Suore Dorotee il casino nobile per farne un Educandato per signorine. L’edificio nel frattempo era stato sopraelevato di un piano ed utilizzato come Casa penale delle donne. Collegio delle Suore Dorotee sino al 1933, nel 1935 il Comune lo prese in affitto per insediarvi la scuola Pietro della Valle, finché, nel 1963, il Conte de Tulle de Villa franche, nuovo proprietario, vendette tutto e su quel che restava del terreno, circondato da costruzioni, venne edificato nel 1969 il liceo Newton. Nel 1975, la Provincia di Roma acquistò sia il Liceo che il casino nobile, destinato a scuola professionale. Come ultimo atto, nel 2010 la Provincia, utilizzando un finanziamento per Roma capitale (legge395/1990), avvia un progetto di restauro del casino nobile per fare dell’importante edificio il Palazzo della Cultura e della Memoria Storica.

Carmelo G. Severino